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Crisi, allarme per l’artigianato toscano: nel 2013 oltre 2mila imprese in meno

E' allarme per l'artigianato fiorentino e toscano
E’ allarme per l’artigianato fiorentino e toscano

FIRENZE – E’ un inizio 2013 allarmante, quello che sta vivendo in questi primi mesi il settore dell’artigianato fiorentino e toscano. I dati che fotografano l’andamento demografico delle imprese iscritte all’Albo Artigiani della Camera di Commercio nei primi due mesi del nuovo anno segnano infatti un ulteriore peggioramento rispetto al risultato, già fortemente critico, registrato nel 2012.

Il saldo negativo tra iscrizioni e cessazioni che ha caratterizzato il primo bimestre 2012 al livello regionale (-1.138) e provinciale (-284), si aggrava nel 2013 attestandosi  a – 2.012 (Toscana) e  a – 451 (provincia di Firenze). Nel comparto si registra, comprensibilmente, forte preoccupazione. “Il 2013 non poteva iniziare in modo peggiore. I dati confermano il processo di deindustrializzazione in atto, sia a livello regionale che provinciale – commenta Mauro Fancelli, presidente CNA Firenze – E non fanno presagire nulla di buono. Di solito i primi mesi dell’anno sono quelli in cui le nuove attività superano le chiusure, mentre il numero di cessazioni cresce con la fine dell’anno solare. Evidentemente queste consuetudini sono state completamente sovvertite dal peso e dalla durata della crisi attuale”.  

Anche sotto il profilo occupazionale la ricaduta è pesantissima: con una media di 3 addetti per impresa, perdere più di duemila aziende artigiane in Toscana significa perdere almeno 6mila posti di lavoro in regione, quasi 1.500 nel solo capoluogo. “È come se avessero chiuso quasi 5 Richard Ginori – prosegue continua Fancelli – eppure fanno meno clamore”.

Rispetto ai vari settori di attività che risentono di più dell’attuale congiuntura economica, a livello provinciale il 2013 risulta marcatamente negativo per il manifatturiero ( saldo iscritti / cessati  -101)  e per le costruzioni (-247). Ma all’andamento negativo non sfuggono purtroppo neanche i servizi  (-104), che pagano ugualmente dazio. “I dati certificano un costante impoverimento del quadro economico locale – prosegue ancora Fancelli – L’economia è allo stremo. È alla ricerca disperata di segnali di sia pur parziale positività, perché le condizioni di totale incertezza rendono gli imprenditori sfiduciati sui possibili sviluppi futuri”.

Un primo segnale, ancora da decifrare ma sicuramente positivo, è rappresentato per l’associazione dal parziale sblocco dei vincoli del patto di stabilità che consentirà alle amministrazioni locali di onorare i debiti della verso le imprese che hanno lavorato per loro. Dell’argomento si è ampiamente dibattutto anche ieri pomeriggio in Consiglio comunale. “Non si capisce – conclude Fancelli – a quale logica democratica risponda il fatto che uno Stato che pretende giustamente che gli sia pagato ciò che gli è dovuto (le tasse), a sua volta non paghi ciò che deve ai suoi fornitori”.

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Giulia Ghizzani

Giornalista

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