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Accoglienza e solidarietà, se obbligate diventano una tassa

Accoglienza immigratiTorna alla mente in questa estate tropicale «Il fardello dell’uomo bianco», la poesia scritta a fine Ottocento da Rudyard Kipling per far risaltare gli obblighi dei popoli civilizzatori, considerata un manifesto ideale del colonialismo. Il ricordo di questo testo, eredità di letture maggiormente di moda in altre epoche, arriva quasi per caso, assistendo ad alcuni modesti episodi in qualità di vacanzieri della domenica o, al massimo, del fine settimana.

Ormai da qualche decennio siamo abituati a convivere con persone, invero sempre in aumento, di altra nazionalità che sulle spiagge e negli altri luoghi di villeggiatura mettono in vendita, per lo più abusivamente ma raramente con invadenza, oggettistica varia di modesto valore. Domina l’assuefazione e nessuno di noi se ne lamenta più. Se ne sono invece rammaricati alcuni turisti stranieri a Tirrenia i quali, evidentemente troppo infastiditi, si sono trasferiti altrove. Potremmo chiedere quali siano i riflessi del fenomeno sulla nostra principale risorsa, qual’ è indubbiamente il turismo. Ma temiamo che coloro con qualche titolo a rispondere possano sentirsi seccati, perché tanto a Capalbio o a Punta Ala gli ambulanti abusivi non recano alcun disturbo. Attenti però che già al «Forte» si sta verificando qualche problema.

Ma veniamo a noi. Piazzale della stazione ferroviaria di un capoluogo di provincia toscano prossimo al mare. Alla fermata della linea locale che porta ad uno dei lidi più vicini attendono alcune persone, ma il gruppo più consistente è composto da giovani con vari problemi fisici e dai loro accompagnatori. All’arrivo dell’autobus il mezzo viene invece preso quasi all’improvviso d’assalto da uomini e donne di colore, tutti muniti di grandi borsoni, che si erano tenuti defilati forse per il lontano profilarsi di alcune uniformi. Costoro occupano rapidamente tutti i posti e gli spazi all’interno del mezzo pubblico, mentre i nostri concittadini con qualche disagio ed i loro accompagnatori rimangono, non nascondendo amarezza e disappunto, a terra.

In realtà il problema viene abbastanza velocemente risolto con l’impiego di un secondo autobus, che consente anche ai nostri di salire e pure di ancorare un passeggero con carrozzina ai previsti sostegni. E’ chiaro che gli incaricati di gestire il servizio, come di frequente accade ai livelli operativi degli enti pubblici, sanno affrontare le situazioni emergenti di ogni giorno assai meglio di quanto si dovrebbe garantire, da parte dei più alti organismi responsabili, in termini di civile convivenza.

Altra stazione ferroviaria di località marittima: tardo pomeriggio del sabato successivo. Al sopraggiungere del regionale per Firenze, numerosi giovani extracomunitari, molti dei quali dopo aver attraversato i binari e non essersi serviti dell’efficiente sottopasso, si accalcano alle porte, irrompono nei vagoni e si impadroniscono dei sedili e degli spazi disponibili. Sulla pensilina sosta da tempo un’ordinata comitiva di adolescenti di ritorno dal mare. Essi riescono a salire a fatica, con le portiere che si chiudono pressando i loro corpi all’interno. Una signora con valigia rinuncia.

Anche in questo caso omettiamo ogni domanda. Ad esempio sul biglietto. Con ogni probabilità la replica chiamerebbe in causa un certo dovere di accoglienza e solidarietà, che pare proprio costituire l’odierno fardello dell’uomo bianco. Ma quando  la solidarietà diventa un obbligo, nel campo dei rapporti civili altro non può chiamarsi che tassa.

 

immigrazione, solidarietà

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