ARRESTI PER I LAVORI TAV A FIRENZE
L’ex presidente della Giunta regionale dell’Umbria e ora presidente di Italferr è ai domiciliari nella sua casa di Foligno. A suo carico sono contestati i reati di corruzione e associazione per delinquere. Nelle 400 pagine di ordinanza di custodia cautelare viene ipotizzato il rischio di reiterazione del reato. La presidente Lorenzetti sarebbe accusata di essersi adoperata perché venissero pagate due società impegnate nei lavori dell’alta velocità a Firenze, per le quali i versamenti erano in ritardo: in cambio avrebbe ricevuto presunti favori professionali per il marito. Ci sono poi altre persone arrestate e interdette per corruzione frode, truffa aggravata. Gli altri arrestati sono: Gualtiero Bellomo, geologo della Commissione VIA, Furio Saraceno presidente cda Nodavia, Valerio Lombardi di Italferr, Alessandro Coletta ex componente dell’autorità di vigilanza, Aristodemo Busillo della società Seli. Ci sono inoltre cinque interdizioni per due mesi dal lavoro per: Alfio Lombardi di Coopsette, Maurizio Brioni di Coopsette, Marco Bonistalli di Coopsette, Remo Grandori della Seli, Renato Casale di Italferr.
L’inchiesta, nata a Firenze, mirava ad accertare il presunto legame di interessi tra le ditte che smaltivano i fanghi e le acque nei cantieri Tav con la criminalità organizzata, nello specifico con il clan dei Casalesi. Secondo i magistrati fiorentini, inoltre, nella tratta toscana della Tav sarebbero stati utilizzati materiali scadenti per la costruzione della galleria e ci sarebbero stati favori negli appalti alle Coop rosse.
Il progetto del passante fiorentino, adesso rallentato anche per le difficoltà finanziarie della Coopsette, una delle principali cooperative alle quali sono affidati i lavori, prevede un sottoattraversamento per congiungere la stazione di Campo di Marte a quella di Castello e la costruzione della nuova stazione Foster.
L’ex presidente della Regione Umbria fu iscritta a suo tempo nel registro degli indagati perché, nella qualità di presidente Italferr, svolgeva “la propria attività nell’interesse e a vantaggio della controparte Nodavia e Coopsette mettendo a disposizione dell’associazione le proprie conoscenze personali, i propri contatti politici e una vasta rete di contatti grazie ai quali era in grado di promettere utilità ai pubblici ufficiali avvicinati e conseguendo altresì incarichi professionali nella ricostruzione dei terremoto in Emilia in favore del coniuge”.
Nessuno può essere dichiarato colpevole fino a sentenza definitiva, ma quest’inchiesta, dopo quella che ha coinvolto l’ex presidente della provincia di Milano, Penati, conferisce un altro duro colpo alla tanto sbandierata superiorità morale e all’integrità dei comportamenti delle amministrazioni rosse. Ogni tanto qualche magistrato “strabico” guarda anche da quella parte. Saranno ulteriormente rallentati i lavori del passante, la cui ripresa tanto premeva alle amministrazioni locali toscane, sicuramente desiderose di rilanciare la crescita e mantenere l’occupazione. Esulteranno invece i non molti avversari del tunnel, che in questi anni hanno fatto sentire, senza essere ascoltati, la loro protesta, avanzando anche proposte alternative e meno dispendiose rispetto al progetto attuale. Come al solito sembra che in Italia occorra sempre l’intervento della magistratura per dissipare sospetti e dubbi nelle procedure degli appalti per lavori pubblici. Diventeremo mai un paese normale?