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Regioni, quando l’autonomia genera sprechi

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In quindici regioni italiane la magistratura ha aperto inchieste penali contro esponenti di diversi gruppi consiliari per peculato e altri reati, in relazione all’uso illecito dei fondi loro attribuiti. Sono coinvolti in totale 494 consiglieri regionali, di cui 6 già condannati in primo grado, 20 già rinviati a giudizio, 75 destinatari di una richiesta di rinvio a giudizio, 393 indagati. Le somme di cui si contesta l’uso illegale ammontano in totale, finora, a 59,5 milioni di euro. Le imputazioni si riferiscono all’uso illecito di fondi consiliari per le finalità più disparate, l’acquisto di fuoriserie, il pagamento di cenoni, pranzi, banchetti, cresime, necrologi, multe, oboli alle parrocchie, mutande verdi, perfino acquisto di albi di Diabolik. Dalle Alpi fin quasi alle Piramidi quasi tutti d’accordo sulla pratica del gratta gratta, tanto paga Pantalone.

 RIFORMA TITOLO V  – Visto quest’andazzo il segretario del Pd, Matteo Renzi, ha ritenuto necessario proporre un accordo alle altre forze politiche per eliminare queste distorsioni e intervenire sulle disfunzioni che si lamentavano anche in merito alla riforma del Titolo V della Costituzione, realizzata nel 2001 dal centrosinistra. Infatti una revisione di questa parte della nostra Costituzione – che non è poi la più bella del mondo come sostiene demagogicamente Roberto Benigni – si rivela necessaria. Al di là degli aspetti di proliferazione delle spese illecite, sottolineate poc’anzi, si deve rilevare che gli eccessivi poteri attribuiti alle regioni a seguito della riforma voluta dal governo Prodi hanno creato troppa conflittualità (oltre 500 sentenze della Corte Costituzionale) e stanno impedendo la realizzazione di infrastrutture necessarie al rilancio economico. È quanto afferma in un’intervista pubblicata dal settimanale Panorama il prof. Giovanni Pitruzzella, a capo dell’Antitrust, il quale sostiene che in tal modo si sono favoriti anche abusi e sprechi di denaro pubblico.

MATERIE CONTESTATE – In alcune materie fondamentali, quali le reti di distribuzione dell’energia elettrica, le grandi reti di trasporto, porti e aeroporti c’è adesso una competenza concorrente fra Stato e regioni. La moltiplicazione degli enti decisori, che è proliferata negli ultimi 40 anni nel nostro Paese, causa aumenti di spesa enormi e dà adito alla moltiplicazione dei livelli di pressione delle lobby. Sintomatico di questo fenomeno è, fra i tanti altri, quanto risultato dall’inchiesta sullo scavo del tunnel dell’A.V. a Firenze, per il quale la magistratura ha evidenziato un gioco di squadra, coordinato dalla presidente di Italferr ed ex presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti, che è stata a suo tempo arrestata con l‘accusa di abuso di ufficio, corruzione e associazione a delinquere. L’inchiesta è ancora in corso.

È anche per questo che una riduzione dei poteri delle regioni e del numero dei politici regionali, oltre all’eliminazione dell’attribuzione dei fondi ai gruppi consiliari, potrebbe costituire un primo passo essenziale alla diminuzione dei costi della politica. Aboliamo pure le province, che però sembrano causa di minori sperperi, ma dedichiamo particolare attenzione alle regioni e agli enti di sottogoverno ad esse collegati. Ma sarà dura, le lobby centrali e locali sono già in agguato per difendere le proprie clientele e i propri privilegi.

consiglio regionale, fondi, riforma


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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