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Una fiaccolata per ricordare Veronica Locatelli

Forte Belvedere, i genitori: «Veronica non ha scelto di morire»

Una fiaccolata per ricordare Veronica Locatelli
Una fiaccolata per ricordare Veronica Locatelli

FIRENZE – «Veronica non ha scelto di morire, non era imprudente e quindi non è minimamente responsabile della sua morte. Ed è bene che sia ben chiaro a tutti. Veronica è stata uccisa da chi non ha messo in sicurezza il Forte Belvedere pur avendone la responsabilità, da chi ha tenuto aperto al pubblico e permesso l’utilizzo di un luogo pericoloso. Non si tenti di infangare la personalità di una ragazza che amava la vita, che non ha commesso nessuna imprudenza e mai avrebbe corso inutili e pericolosi rischi». Con queste parole Anna Maria Bettini e Massimiliano Locatelli, rispettivamente madre e fratello di Veronica, hanno deciso di commentare la sentenza emessa ieri dal Tribunale di Firenze che assegna un concorso di colpa per l’ 80% (che la famiglia definisce «inconcepibile») per la propria morte alla stessa Veronica e contestualmente solleva da ogni colpevolezza gli imputati, tranne l’ex sindaco di Firenze Leonardo Domenici condannato a 10 mesi per il residuo 20% di concorso di colpa. La giovane donna, 37 anni, trovò la morte cadendo dai bastioni del Forte Belvedere, privi di protezione, nella notte tra il 15 e il 16 luglio 2008.

«Sull’evidenza delle responsabilità istituzionali non serve ripercorrere tre anni di udienze – dicono i genitori –  basti ricordare l’accorata lettera con cui l’autorevole Professor Bonsanti definiva la morte di Luca Raso ‘una morte annunciata’ e quindi sollecitava il sindaco Leonardo Domenici a mettere in sicurezza i bastioni, addirittura con un disegno, affinché potesse essere ancor più comprensibile». Basti ricordare come l’assessore alla cultura Gozzini in Consiglio Comunale, solo pochi giorni prima della morte di Veronica, dichiarava di «navigare a vista« proprio sulla questione della messa in sicurezza del bastioni. Basti ricordare gli allarmi lanciati dalla madre di Luca. Basti ricordare come in quello stesso baratro fossero caduti negli anni numerosi cani. Eppure Veronica è morta dopo tutto questo. Con le istituzioni che a livello politico e amministrativo niente hanno fatto per mettere in sicurezza quel punto del Forte. Per q uesto non è accettabile che si scarichino sulla vittima di un omicidio le gravissime responsabilità di chi ha permesso l’utilizzo di Forte Belvedere in quelle condizioni di totale insicurezza».

«Durante il processo è emerso, in maniera inequivocabile, che, nella zona della cannoniera, il buio era pressoché totale, tanto da non permettere di vedere dove si mettevano i piedi, come documentato dalle perizie effettuate dagli ufficiali di Polizia Giudiziaria della Asl e dalle perizie di parte. Una folta ed incolta vegetazione nascondeva il baratro della cannoniera facendola sembrare un prato in mezzo ad altri prati, creando quella che moltissime testimonianze hanno definito un’insidia mortale, un terribile inganno ottico.  Come si possono allora imputare a Veronica, che ha perso la vita per colpa dell’incuria e della negligenza altrui, le responsabilità di chi doveva vigilare sulla sicurezza dei cittadini?»

«Al processo di appello – conclude la nota dei genitori di Veronica – che auspichiamo imparziale e rapido affinché si eviti il rischio prescrizione, spetta l’opportunità di ristabilire la verità dei fatti».

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