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Toscana, la Boschi contro Rossi? Il Pd si chiude a riccio. E piange sulla sconfitta di Livorno

Maria Elena Boschi il giorno del giuramento al Quirinale
Maria Elena Boschi il giorno del giuramento al Quirinale

FIRENZE – Maria Elena Boschi sfiderà Enrico Rossi alle primarie del Pd per la scelta del candidato alla presidenza della Regione nel 2015, come rivelato da FirenzePost? Si chiude a riccio imbarazzato il segretario regionale del Pd toscano, Dario Parrini: «Non commento, siamo sotto il livello di commentabilità, si tratta di una notizia destituita di fondamento».

Incalzato dalle domande dei cronisti a una conferenza stampa a Firenze per commentare i risultati elettorali del secondo turno di ballottaggio (ieri 8 giugno), in cui si è registrata la storica sconfitta del Pd a Livorno, Dario Parrini, puntigliosamente precisa: «Non parlo adesso del se e del come faremo le primarie perché se lo facessi la discussione interna al partito verterebbe solo su questo per mesi». Ci saranno le primarie? «Lo deciderà il partito a fine autunno – dice Parrini – io sono stato eletto per realizzare nei prossimi cinque mesi diverse cose, fra cui i nostri progetti sull’urbanistica, la sanità, la gestione del territorio. Quando avremo fatto tutto questo si parlerà di primarie».

Anche il presidente della Regione, Enrico Rossi, ricorda Parrini, «ha chiesto le primarie» per misurarsi in una sfida a più voci, tuttavia, malgrado ciò, la segreteria regionale del Pd non prende posizione, neanche manifestando un orientamento di massima circa l’esser favorevoli o meno alla convocazione della competizione. Del resto, dice Parrini, «in diversi casi in Toscana non sono state convocate e si è deciso di candidare chi già aveva ricoperto il ruolo».

Dario Parrini
Dario Parrini

Smentite di rito sul caso Boschi-Rossi, dunque, e porte aperte – in teoria – anche alla possibilità che neppure siano convocate primarie per la scelta del candidato del Partito democratico alla presidenza della giunta regionale nel 2015. In questo momento, poi, in casa dei democratici c’è da gestire la patata bollente della sconfitta di Livorno, dove il candidato non renziano Marco Ruggeri (che fu scelto con le primarie), ha raccolto il 47% dei voti contro il 53% del neo-sindaco, il pentastellato Filippo Nogarin, appoggiato esplicitamente al ballottaggio dalla Lega e dalla sinistra civica di Andrea Raspanti, e ufficiosamente da parte del centrodestra.

«Livorno è una sconfitta che pesa – sottolinea Parrini – in un contesto di un voto toscano per noi positivo, con 6 comuni conquistati sugli 8 che andavano al ballottaggio». «A Livorno gli elettori ci hanno detto che volevano più rinnovamento e noi non siamo stati capaci di interpretare questi segnali. Adesso dobbiamo fare non certo delle rese dei conti, ma delle analisi tutti insieme: il partito, l’amministrazione di Livorno uscente e lo stesso candidato Ruggeri e poi ripartire, fare una buona opposizione e riconquistare Livorno fra 5 anni. Anche memori della riconquista di Prato quest’anno e di Bologna nel 2004».

 

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Domenico Coviello

Giornalista

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