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Il Consiglio regionale della Toscana

Toscana, ecco la nuova legge elettorale: Pd e Forza Italia d’accordo su sbarramenti e listini

La sede del Consiglio regionale della Toscana
Palazzo Panciatichi, in via Cavour, sede del Consiglio regionale della Toscana

In sordina, forse sperando che tutti fossero distratti dalla partenza della Concordia dal Giglio,  in Toscana Pd e Forza Italia  hanno trovato l’intesa sulle nuova legge elettorale regionale. Destinata a entrare in vigore nel 2015. Non si tratta di un “inciucione” come quello del 2004 (mia definizione dell’epoca, quando lavoravo a “La Nazione”), che abolì le preferenze e aumentò in maniera straripante il numero dei consiglieri  (65!), ma è comunque un meccanismo mirato a garantire i partiti maggiori, decisi, anche stavolta,  a disegnarsi regole favorevoli. Per garantirsi un pochino contro il ripristino delle preferenze, che costringeranno i candidati ad andare a cercar voti (anche con la differenza di genere, uomo/donna) e molto di più contro la forte diminuzione dei seggi: dopo l’abbuffata di dieci anni fa, nella prossima legislatura gli eletti saranno appena 40. Allora ecco due trovate che sembrano ancore alle quali aggrapparsi. La prima:  sbarramento del 10%  per le coalizioni; del 5%  per le liste non coalizzate; del 3% per le liste all’interno delle coalizioni. La seconda:  un minilistino regionale  con tre candidati sicuri, che non dovranno passare dalle preferenze,  che premierà, a quanto pare, i primi due partiti.

Domanda: sono certi, Pd e Forza Italia, di non trovarsi, come terzo incomodo, il Movimento 5 stelle di Grillo? Non basta. E’ vero che renziani e berlusconiani  si sono trovati in perfetta sintonia non da  soli, ma a un tavolo istituzionale, quello del gruppo di lavoro da tempo istituito in Consiglio regionale, ma è altrettanto vero che gli altri partecipanti alla riunione si sono dissociati. Votando contro uno sbarramento così alto e contro il minilistino dei privilegiati. E’ quindi possibile che, anche in Toscana, Pd e Forza Italia si trovino a votare insieme. Ma contro tutti. E sono certi che  al loro interno non ci siano dissenzienti, ossia gli emuli di Vannino Chiti,  Corradino Mineo e Augusto Minzolini  saliti sulle barricate al Senato?

Ed ecco le altre novità: ballottaggio nel caso che nessun candidato alla presidenza della Regione ottenga il 40%; premio di maggioranza differenziato con il 60% dei seggi a chi ottiene più del 45% dei voti e il 57,5% se, invece, il vincitore prende fra il 40 e il 45%. Tutto qui? No, c’è dell’altro :  lo smembramento del collegio elettorale della provincia di Firenze. Che sarà divisa in quattro. Motivo vero? Far contare meno il capoluogo, evitando che i “fiorentini” di tutti i partiti si possano coalizzare, così com’è avvenuto nella vicenda della pista di Peretola. La Toscana, dunque, sarà divisa in 13 circoscrizioni, che corrispondono ai collegi provinciali ma, appunto, con l’eccezione fiorentina.

Il giudizio? Troppe alchimie, troppi marchingegni aggiuntivi: è come se, nel calcio, si decidesse di attribuire lo scudetto non solo per i punti conquistati, ma anche in base ai gol segnati e subìti.

Ultima osservazione: la riduzione a 40 seggi è positiva, per il bilancio della Regione e per i contribuenti toscani. Ma sarebbe stato anche meglio se si fosse deciso di far scegliere gli assessori fra gli eletti, cioè fra i consiglieri regionali. E non continuare a nominare i componenti della giunta all’esterno: pagandoli, fra annessi e connessi, 150-160 mila euro l’anno. Verificate di persona: moltiplicate prima per  otto (cioè il numero degli assessori) eppoi fate il conto di quanto avrebbe potuto essere il risparmio nell’arco di cinque anni.

 

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Sandro Bennucci

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