Fecondazione eterologa: fuga in avanti di Rossi (costretto alla retromarcia dal ministro Lorenzin…)
Le Società della Salute: nel 2004 l’allora assessore alla salute Enrico Rossi le presentò come quell’intuizione nei modelli gestionali che avrebbe fatto svoltare il sistema sanitario toscano per poi propagarsi come una folata rigenerante su tutto il territorio nazionale. Eccole lì, invece: stroncate a tutti i livelli e salvate per il rotto della cuffia da un Pd incapace di ammettere gli errori. Anno 2012: il governo si prepara a valutare la rimodulazione dei ticket e l’ormai governatore Rossi che fa? Va avanti solo, con aumento, fasciazione e tutto tranne l’organizzazione, in pieno agosto, con un contraccolpo da velo pietoso e senza ottenere gli introiti sperati. No comment. Poi venne l’era della legge sui farmaci cannabinoidi, un autentico specchietto per le allodole che, in assenza di regolamenti attuativi, non ha mai prodotto alcun effetto concreto. E ora Rossi ci riprova con la legge sulla fecondazione eterologa, a fare il primo della classe rischiando di generare proprio ciò che dice di voler sventare: il far west. Facile prevederlo, perchè proprio nelle ultime ore il ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha dichiarato in Parlamento che entro la pausa estiva presenterà il decreto legge che regolerà la materia a livello nazionale. Non entro nel merito della delicata materia. Qui mi preme solo sottolineare un metodo che non condivido.
In sostanza, non mi è piaciuto lo scatto in avanti, l’ennesimo, perpetrato dalla giunta regionale toscana con la delibera sulla fecondazione eterologa approvata giusto alla vigilia dell’audizione del ministro della sanità Beatrice Lorenzin alla Camera e dello schema di decreto legge che il governo afferma essere già pronto. Sono scatti che non mi piacciono, soprattutto quando si ha a che fare di temi così delicati non solo sotto il profilo etico e giuridico ma anche umano, per persone che vivono come un dramma l’impossibilità di avere figli, sarebbe il caso di adottare maggior prudenza. Invece si è preferita la via del blitz , portando in giunta una delibera fuori sacco, così da avere grande visibilità ma senza pensare alle aspettative che rischiano di rimanere deluse aggiungendo dolore a dolore. Si poteva scegliere altrimenti, magari lavorando senza riflettori per contribuire alla definizione puntuale di un quadro normativo generale, ma si è preferito invece alzare penne e pennacchi.
Comprendo la fregola di Rossi che, vedendo minata la strada verso la sua ricandidatura, tenta di blindare con questi primati da cartolina la posizione sua e dei suoi uomini in giunta. Beh però allora potrebbe farlo sulle cose concrete con cui tiene paralizzata l’Italia tipo il nodo Alta Velocità, la Due Mari e le infrastrutture in genere, visto che aver portato a casa l’ultimo via libera sulla variante al Pit non mette certo al sicuro il sistema aeroportuale toscano, bensì rappresenta una parte nella commedia in cui protagonista è Enac, cui spetterà l’ultima parola. Ma no: è più facile comporre delibere-bandiera, fumogeni propedeutici per fare i bravi-bravissimi in una materia, la sanità, sulla quale in quattro anni di legislatura non si è riusciti nemmeno a elaborare uno straccio di Piano sanitario regionale. Per quello, che è una cosa che serve ma luccica meno, si è dovuti ricorrere a un raffazzonamento tra bozze vetuste e buone intenzioni, scavalcando tutto e tutti fino a procurarsi il richiamo dello stesso collegio di garanzia statutaria. Fuga in avanti? No, indietro.
beatrice lorenzin, fecondazione eterologa, Ministero della salute, regione toscana