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Luce nel tempo

Opera di Firenze: va in scena «Cavalleria rusticana» (giovedì, 23 ottobre, alle 20,30)

Cavalleria rusticana
Una scena di «Cavalleria rusticana»

FIRENZE – Va in scena all’Opera di Firenze «Cavalleria rusticana» di Pietro Mascagni, uno dei titoli più popolari della storia della lirica. Breve, compatta, con un dramma della gelosia a tinte forti nel libretto (ispirato all’omonima novella di Verga) e una musica d’impatto immediato. Quanto bastava perché fosse un trionfo fin dalla prima rappresentazione, il 17 maggio 1890 al Teatro Costanzi di Roma.

Mascagni aveva solo ventisei anni ed era la sua prima opera. Non riuscì più a scrivere qualcosa che piacesse altrettanto; delle sedici opere che compose, soltanto «L’amico Fritz» e «Iris» compaiono ogni  tanto nei cartelloni dei teatri, ma nessuna delle due con la frequenza della «Cavalleria». Quando Mascagni morì, nel 1945, soltanto in Italia l’opera era stata rappresentata oltre 14.000 volte. Il finale, con la celeberrima battuta «Hanno ammazzato compare Turiddu!» almeno fino alla penultima generazione lo conoscevano tutti, ma anche l’entrata di Alfio («Il cavallo scalpita, / i sonagli squillano… », col coro che ripete «O che bel mestiere / fare il carrettiere») era popolarissima, parodiata perfino in qualche vecchia pubblicità televisiva.

La trama. A sipario ancora chiuso Turiddu canta a Lola (la sua amata che, mentr’era militare, s’è sposata con Alfio, agiato carrettiere) una “siciliana”, ovvero una strofa di 8 versi, in dialetto; vi si anticipano gli eventi sanguinosi che l’amoreggiare con una donna maritata, in quella zona e in quel tempo (ma pure ora) era facile che provocasse.  Si apre il sipario sulla piazza di un paesino della Sicilia, la mattina di Pasqua. Compare Santuzza, la ragazza con cui Turiddu ha cercato invano di dimenticare Lola e che ha concepito per lui, naturalmente, un folle amore che le ha fatto dimenticare l’onore. Saputo che il giovane è stato avvistato di notte intorno alla casa di Lola, lo cerca all’osteria della madre di lui, Lucia, e le rivela, dopo che la conversazione è stata per un tratto interrotta dall’arrivo di Alfio, le tresche del figlio. Giunge Turiddu e Santuzza, che non ha voluto varcare la porta della chiesa sentendosi in peccato mortale, lo affronta. Mentre discutono passa Lola che, lungi dall’aver sensi di colpa, entra tranquillamente in chiesa canticchiando un stornello allusivo alla sua passione per Turiddu e lanciando battute ironiche alla furibonda Santuzza. La discussione fra questa e Turiddu degenera e lui, urlandole la sua indifferenza, la spintona facendola cadere. Qui lei pronuncia la famosa battuta «A te la mala Pasqua!», e gliela dà davvero, spifferando tutto ad Alfio. Dopo un Intermezzo sinfonico, la folla esce dalla chiesa; Turiddu invita gli amici per un brindisi ed offre da bere anche al carrettiere, che sdegnosamente rifiuta. Nel codice d’onore rusticano è un aperto segno di sfida e Turiddu non può che accettarla: abbraccia Alfio e gli morde l’orecchio destro. Del combattimento non si vede nulla, ma da lontano rimbalza un grido che poi riempie la scena: «Hanno ammazzato compare Turiddu!». Sullo svenimento di Santuzza e Lucia si chiude il sipario.

Data la brevità dell’atto unico, fin dalle prime rappresentazioni fu d’uso accompagnare la «Cavalleria rusticana» con un’altra opera breve. All’inizio fu eseguita con «Zanetto», pure di Mascagni, ma lo stesso compositore diede inizio, nel 1926, alla tradizione di rappresentarla insieme a «Pagliacci» di Ruggero Leoncavallo, altro dramma della gelosia di ambientazione meridionale.

Stavolta la tradizione viene variata accompagnando la «Cavalleria» ad un balletto, «La luce nel tempo», una coreografia creata per MaggioDanza da Francesco Nappa su musiche di Franz Joseph Haydn.

Opera di Firenze (viale Fratelli Rosselli – Firenze)

«Cavalleria Rusticana», melodramma in un atto di Pietro Mascagni su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, tratto dall’omonimo dramma rappresentato da Giovanni Verga a Torino nel 1884, ispirato alla novella dello stesso autore

Allestimento del Maggio Musicale Fiorentino

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino, direttore Giampaolo Bisanti, Maestro del coro Lorenzo Fratini

Regia Mario Pontiggia – Scene e costumi Francesco Zito – Luci Gianni Paolo Mirenda

Santuzza: Luciana D’Intino (23, 26, 30) / Giovanna Casolla (28, 2)

Turiddu: Sergio Escobar (23, 26, 30, 2) / Sung Kyu Park (28)

Compar Alfio: Lucio Gallo (23, 26, 28) / Alberto Mastromarino (30, 2)

Lola: Martina Belli (23, 26) / Elena Traversi (28, 30, 2)

Mamma Lucia: Cristina Melis (23, 26, 30, 2) / Tina D’Alessandro (28)

Giovedì 23 ottobre, ore 20.30
Domenica 26 ottobre, ore 15.30
Martedì 28 ottobre, ore 20.30
Giovedì 30 ottobre, ore 20.30
Domenica 2 novembre, ore 20.30

45 minuti prima di ogni rappresentazione, guida all’ascolto nei locali del teatro

Prezzi, orari della biglietteria e vendita biglietti online sul sito dell’Opera di Firenze

Maggio Musicale, maggiodanza, Opera di Firenze, opera lirica

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