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Euro: i tedeschi ci spiegano cosa accadrebbe se l’Italia uscisse dalla moneta unica

Banconote Euro
Banconote Euro

ROMA – I tedeschi, da bravi primi della classe dell’eurozona, ci spiegano cosa accadrebbe se l’italia uscisse dall’euro, quali sarebbero le conseguenze per il nostro Paese. Il settimanale teutonico Der Spiegel  traccia questa analisi, per la verità un po’ ardita: «Uno dei motivi per cui oggi esiste l’euro è l’ampio consenso politico in tutti quei Paesi che più tardi l’avrebbero adottato. E anche l’approvazione dei partiti all’opposizione è stata importante perché, nel corso dei 15 anni, quasi tutti sono saliti al governo: l’Spd in Germania, i Socialisti in Francia e in Spagna.»

ITALIA – «La situazione è diversa invece in Italia – scrive il giornale – dove tutti i partiti all’opposizione attualmente sono contrari all’euro. I Socialdemocratici intorno al segretario Matteo Renzi hanno una larga maggioranza in Parlamento e vantano di un grande – seppur non più schiacciante – consenso nella popolazione. Ma nelle democrazie prima o poi le opposizioni vanno al governo ed è quindi importante sapere  se un simile governo attuerebbe una politica anti-euro».

LA SITUAZIONE POLITICA – Il settimanale tedesco ha quindi analizzato la situazione politica italiana in relazione alla permanenza nell’Eurozona: «Prima delle elezioni europee il Movimento 5 Stelle, il più grande partito all’opposizione, si era detto favorevole ad un referendum sull’euro. Fino a quel momento il Movimento era sì euroscettico, ma la sua posizione non era drastica come lo è oggi. Di recente il suo leader, Beppe Grillo, si è schierato, dichiarando che i 5 Stelle vogliono lasciare l’eurozona il prima possibile». E Silvio Berlusconi ha accolto questa situazione con grande favore: ovviamente l’ex cavaliere non è mai stato un europeista convinto – aggiunge lo Spiegel – e, da opportunista qual è, anche lui adesso mette in dubbio il futuro dell’euro. Ma non solo: il suo partito, Forza Italia, chiede di riconquistare la sovranità monetaria, introducendo allo stesso tempo una moneta parallela che venga scambiata liberamente con l’euro. Alle elezioni regionali in Emilia Romagna il Partito democratico di Renzi ha vinto, ma la Lega Nord ha ottenuto un successo grande e imprevisto. La Lega Nord ha abbandonato le velleità di secessione del Nord Italia, per avviare invece una crociata contro l’euro: una posizione che è stata premiata dagli elettori.

PROSPETTIVE SENZA EURO – E allora il giornale tedesco traccia uno scenario futuribile del nostro paese. Stipendi, salari e naturalmente anche i prezzi dei prodotti verrebbero pagati con questa nuova moneta. Inizialmente il vecchio euro affiancherebbe la nuova moneta italiana con un cambio uno a uno: successivamente la nuova moneta verrebbe emessa liberamente – operazione che farebbe subito crollare la sua quotazione del 50 per cento. In un colpo solo, quindi, l’Italia diventerebbe nuovamente competitiva. Ma per il resto dell’eurozona questo sarebbe il peggiore di tutti i possibili scenari di crisi. È vero però che dall’entrata nell’euro l’Italia non è più cresciuta: la disoccupazione è alta, quella giovanile spaventosa, conclude Der Spiegel – e quindi l’uscita dall’euro è ampiamente giustificata.

L’analisi del giornale tedesco è fatta in relazione al rapporto fra l’Italia e la zona Ue, ma non si occupa ovviamente dei riflessi che l’uscita dall’euro avrebbe per la nostra popolazione. Lo stesso fatto che Der Spiegel preveda che la quotazione della nuova moneta nazionale crollerebbe del 50% fa capire già quali sarebbero le conseguenze negative per il potere d’acquisto della nostra popolazione. L’operazione si tradurrebbe infatti in un vantaggio per le nostre esportazioni, ma raddoppierebbe il costo delle importazioni. Il sospetto è che si tratti di un segnale indirizzato dal giornale con l’assenso implicito del governo tedesco, che forse non vede di malocchio la leadership di Renzi. Nonostante le grandi chiacchiere il rottamatore resta ossequioso alla linea tracciata dalla Merkel, che considererebbe un pericolo l’avvento di un governo gestito (ma è un’ipotesi al momento fantascientifica) dalle attuali opposizioni.

 

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