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OCSE: in Italia aumenta sempre più il divario fra ricchi e poveri

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ROMA – E’ sempre più ampio il divario di reddito fra il 10 per cento della popolazione italiana più ricca e il 10 per cento più povero: un trend già evidente a partire dagli anni Ottanta, ma che la crisi ha accentuato, aumentando la diseguaglianza fra le diverse fascie sociali.

OCSE – E’ quanto emerge da uno studio dell’Ocse, condotto dall’economista italiano Federico Cingano, studio che getta luce su un processo comune a tutte le economie avanzate e che sta avendo un pesante impatto anche sulla crescita complessiva. Infatti, secondo l’Ocse, l’aumento della diseguaglianza sociale avrebbe ‘bruciato’ fra il 1990 e il 2010 circa l’8,5% della crescita, per via anche delle ricadute sulla formazione dei giovani delle classimeno avvantaggiate. Un fenomeno contro il quale suggerisce una ridistribuzione dei redditi attraverso una maggiore tassazione delle fasce più abbienti e sussidi più elevati alle famiglie più disagiate.

DATI – A fine 2011, dicono i dati Ocse, la fascia meno abbiente guadagnava il 2,4% del reddito totale nazionale, contro il 24,4% dei più abbienti. Anche ampliando la fascia considerata, il divario rimane evidente: il 20% più povero dispone di appena il 7,1% del reddito nazionale, contro il 39,9% del 20% più ricco. La crisi, inoltre, ha contribuito ad aumentare questa distanza. Tra il 2008 e il 2011, rileva ancora l’Ocse, le famiglie italiane hanno perso in media l’1,5% di reddito disponibile all’anno, ma questa contrazione non è stata equamente distribuita. Il decile più povero ha perso il 3,9% ogni anno, mentre quello più ricco appena lo 0,8%.

DISPARITÀ – Queste disparità, sottolinea l’Ocse, non sono negative solo per la coesione sociale e la qualità della vita, ma anche per la crescita economica, in Italia come in tutti i Paesi occidentali. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, per esempio, negli scorsi due decenni «la crescita avrebbe potuto essere di un quinto più elevata se le disparità non fossero aumentate». Per scongiurare questo effetto negativo, secondo l’organizzazione parigina, gli interventi devono essere duplici. Da un lato, il sostegno diretto al reddito delle fasce già svantaggiate, sia tramite sussidi sia tramite la realizzazione di un sistema fiscale che favorisca la redistribuzione della ricchezza tra i vari strati sociali. A questo si deve poi aggiungere un intervento sull’accesso ai servizi pubblici, e in particolare all’istruzione e alla sanità. Il che significa, per esempio, contrastare l’effetto negativo della perdita di reddito disponibile delle famiglie più povere sulla riuscita scolastica dei figli, che rischia di «annullare gli effetti positivi ottenuti con gli incentivi» economici.

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