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Piombino e Pirelli in mani estere. Ma le start up toscane rilanciano il genio nostrano

Sul canale dei Navicelli, Jellyfish Barge, la serra galleggiante della start up fiorentina Pnat srl
Sul canale dei Navicelli, Jellyfish Barge, la serra galleggiante della start up fiorentina Pnat srl

In quello che viene definito il D-Day della Pirelli, oggi 22 marzo, il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, interpellato sul fatto che pezzi sempre più importanti del made in Italy passano in mani straniere, ha dichiarato di ritenere «necessaria una riflessione su come il nostro Paese e le sue grandi aziende siano potenziate sempre di più nel tempo della globalizzazione, anche con rapporti forti con soggetti internazionali… una riflessione ci sta, si impone».

Martina ha parlato dal Vinitaly di Verona, una kermesse che di per se stessa parla delle eccellenze italiane nel mondo. A non troppi chilometri da lì, sotto la Madunina di Milano fervevano preparativi da D-Day, appunto. Si chiudono le trattative per una trasformazione senza ritorno del colosso nazionale dei pneumatici: Pirelli passa a ChemChina, ossia China National Chemical Corporation, colosso da 40 miliardi di dollari di fatturato, che entrerà in Pirelli rilevando il 26% del gruppo italiano attraverso un’Opa totalitaria da 7 miliardi di euro. Marco Tronchetti Provera resterà alla guida del Gruppo fino al 2021, il cuore dell’azienda resterà in Italia, ma la testa pensante sarà a Pechino.

«Una riflessione si impone», dice Maurizio Martina. «Non sono spaventato dal rapporto con grandi attori internazionali purché ci siano investimenti veri – ha precisato -, si preservi e si mantenga l’investimento sul territorio italiano, si faccia di questo rapporto con grandi player internazionali una leva di sviluppo per il sistema Italia».

Quella che traccia il ministro è una linea Maginot facilmente aggirabile dai panzer delle ‘divisioni’ imprenditoriali dei grandi Paesi emergenti? Tutti ci auguriamo di no. Specie noi toscani.

Il porto di Piombino
Il porto di Piombino

Al di qua dell’Appennino, nella regione con le città d’arte e il paesaggio più belli del mondo, in quanto a mutazione genetica dei grandi gruppi industriali e finanziari ne abbiamo viste delle belle, per così dire, nell’arco degli ultimi 12 mesi. Fermo restando l’interesse, manifestato anche con un preciso accordo di cooperazione, di Bank of China per un Monte dei Paschi di Siena ancora in grave crisi, come è noto i giapponesi di Hitachi hanno rilevato a saldi Ansaldo Breda a Pistoia, per soli 36 milioni di euro, sconfiggendo la concorrenza cinese, mentre gli algerini di Cevital avevano già battuto in breccia, quando i giochi sembravano fatti, la multinazionale siderurgica indiana Jsw Steel, rilevando le acciaierie Lucchini di Piombino, fino a quel punto votate al fallimento.

E a breve, salvo colpi di scena dell’ultimo minuto, anche nel settore moda si compirà una piccola rivoluzione: la griffe fiorentina di Roberto Cavalli di toscano avrà ben poco, dato che stanno per chiudersi le trattative con il fondo Clessidra di Claudio Sposito (che giovedì scorso ha già imposto il nuovo direttore creativo della maison: il norvegese Peter Dundas). Sul piano delle infrastrutture, infine, occorre citare l’aggregazione dei due aeroporti di Firenze e Pisa, controllata però dal nuovo socio di maggioranza: Corporacion America, il gruppo del magnate armeno-argentino Eduardo Eurnekian.

I nuovi padroni degli stabilimenti portano in Toscana ciò che manca di più: investimenti e capitali freschi – Cevital da sola s’impegna a Piombino per circa un miliardo di euro -; e garantiscono in molti casi, almeno a parole, quella che potremmo definire la ‘clausola sociale’: il mantenimento dei posti di lavoro. Sono attratti dal know-how, dalla creatività e dall’esperienza delle maestranze toscane, che assicurano loro di poter investire su aziende la cui presenza sui mercati è solida, se non sempre in termini economico-finanziari, di certo per credibilità e rispetto guadagnato sul campo a livello mondiale.

E per dei Golia, arriva sempre un Davide. Sono le start up, piccole o piccolissime aziende della nostra regione, fatte per lo più da ragazzi di trent’anni, con poche frecce nell’arco in termini di denaro da investire, ma un’ottima fionda per scagliare lontano le pietre del proprio talento. Come gli astronomi della Space Dynamics Services del Polo tecnologico di Navacchio (Pisa), e gli architetti e biologi della Pnat di Firenze. I primi hanno creato un software in grado di monitorare le probabilità che gli asteroidi si avvicinino pericolosamente alla Terra: un mestiere d’eccellenza che viene svolto solo al Jet Propulsion Laboratory della Nasa; i secondi hanno inventato una serra per la coltivazione di prodotti agricoli alimentata a pannelli solari mentre galleggia sull’acqua riciclandola: un prodotto che sarà presentato all’Expo di Milano e che ha già suscitato l’interesse di un Paese ricco e desertico come il Qatar, sempre alla ricerca di risparmiare l’ ‘oro blu’.

Nei momenti di recessione, soprattutto quando i capitali vengono meno, servono le idee. E in Toscana, come in Italia, l’innovazione non manca. Come anche il Consiglio regionale ha riconosciuto col premio «Impresa+Innovazione+lavoro» (coordinato da Gianluca Lazzeri) assegnato, fra gli altri, a Pnat e a Space Dynamics Services. Sperando poi che succeda per tutti, grandi e piccoli imprenditori, e lavoratori, quel che sta succedendo a Piombino. Una città che fino a due anni fa sembrava affossata nel baratro della recessione. E che adesso può essere reindustrializzata, con la prospettiva di veder attivati centinaia di nuovi posti di lavoro. Grazie anche a 250 milioni di euro di investimenti pubblici, soprattutto per la riqualificazione del porto, che ne hanno attratti molti di più da parte dei privati. E non solo la Cevital di Algeri. Anche il nuovo consorzio costituito da Saipem (Eni), San Giorgio del Porto (Genova) e i Fratelli Neri (Livorno): saranno loro, un marchio nazionale, a gestire il primo polo per la demolizione controllata delle navi in Italia. Un polo che si candida a diventare il più importante del Mediterraneo nel settore.

 

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Domenico Coviello

Giornalista

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