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Firenze, omicidio Focardi: tracce e testimoni accusano l’ex compagno di Irene

Irene Focardi
Irene Focardi

FIRENZE – Continuano le indagini sul caso di Irene Focardi. A 5 giorni dal ritrovamento in un fosso del cadavere dell’ex modella fiorentina di 43 anni, scomparsa lo scorso 3 febbraio, e dopo l’arresto del suo ex compagno Davide Di Martino, in base alle prime verifiche effettuate da un entomologo sul lenzuolo trovato a pochi metri dalla salma, «sembra che le larve rinvenute su di esso siano compatibili con quelle rinvenute sul corpo» della donna.

IL LENZUOLO – È quanto scrive il gip nell’ordinanza con cui oggi 3 aprile ha disposto il carcere per Davide Di Martino. Il lenzuolo è risultato compatibile con delle federe dello stesso colore sequestrate dalla polizia a casa del Di Martino, il quale è fortemente indiziato, secondo la procura e gli investigatori, di essere l’assassino.

LA «CONFESSIONE» – Oltre alla «confessione stragiudiziale» dell’ex compagno, quando disse a una vicina di casa che Irene era morta, e alle dichiarazioni fatte a un compagno di cella, al quale disse «che l’avrebbe voluta ammazzare», per il giudice l’elemento che più degli altri conferma l’ipotesi accusatoria è la deposizione di un testimone.

IL TESTIMONE – L’uomo ha riferito di aver incontrato Di Martino nel seminterrato del condominio, in stato confusionale e con un grosso sacco nero da cui emanava un fetore pungente, e poi di averlo visto mentre trascinava il sacco in direzione del fosso dove è stato trovato il cadavere.

I TABULATI TELEFONICI – Ad aggravare la posizione dell’ex compagno di Irene Focardi anche l’analisi dei tabulati telefonici. Alle 3.09 del 3 febbraio, giorno della scomparsa della donna, il suo cellulare cessò di funzionare. L’orario «potrebbe essere molto vicino a quello dell’ora della morte di Irene» scrive il gip. Di Martino disse alla polizia di averlo distrutto ma, secondo quanto accertato, la scheda telefonica fu trasferita su un altro cellulare da tempo in uso a Irene Focardi. Per l’accusa, dopo aver ucciso la compagna, Di Martino la nascose in un sacco della spazzatura, scordando però all’interno un paio di calzini, compatibili con quelli trovati a casa dell’uomo.

LUNGA SERIE DI VIOLENZE E DENUNCE – Nell’ordinanza in cui dispone il carcere per l’uomo, il gip ripercorre le vicende giudiziarie, processi e denunce, legate alle aggressioni del Di Martino a Irene. Lui picchiava la donna da anni, forse dall’inizio della loro relazione. Non aveva smesso neanche dopo essere finito agli arresti domiciliari proprio per maltrattamenti verso di lei.

Il 6 marzo del 2014 fu arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e per maltrattamenti verso la compagna. Il giudice ne convalidò l’arresto e dispose nei suoi confronti la custodia cautelare in carcere.

Il 5 agosto fu condannato dal tribunale di Firenze a tre anni e nove mesi di reclusione, ma il giorno successivo finì ai domiciliari sulla base di un’istanza di parte. Qui, nella sua abitazione di via Liguria, è rimasto fino al giorno del fermo per l’omicidio della compagna.

Irene continuava a vederlo anche dopo la condanna, e le violenze continuavano. Come risulta dagli interventi della polizia a casa dell’uomo, il 9 settembre Di Martino la picchiò nel corso di una lite per motivi di gelosia causandole un trauma cranico.

Un’altra aggressione si verificò il 7 novembre, a seguito della quale la donna dovette ricorrere alle cure dei medici del pronto soccorso, da dove fu dimessa con una prognosi di 30 giorni.

Il 13 dicembre una nuova aggressione che le procurò le fratture di naso e mandibola. Anche i vicini, sentiti in questi giorni dalla polizia, raccontano di frequenti grida e rumore di colpi arrivare dalla casa di Davide Di Martino.

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Domenico Coviello

Giornalista

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