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Migranti: l’Europa non può restare inerte di fronte a 5.000 morti (dal 2014 a oggi)

Migranti soccorsi in mare vicino alle coste italiane
Migranti soccorsi in mare vicino alle coste italiane

La tragedia della migrazione nel canale di Sicilia, alla quale l’Italia ha cercato di rimediare quasi esclusivamente con le proprie forze di Paese già indebolito e devastato dalla crisi economica, chiama in causa l’assenza e l’inettitudine delle organizzazioni internazionali, in primis l’Unione Europea, per lungo tempo cieche, mute e sorde di fronte al problema epocale degli arrivi di profughi dal Nord Africa. E chiama in causa anche quei Paesi pronti a muoversi sullo scacchiere internazionale soprattutto quando c’è da rincorrere prestigio e materie prime, ma vergognosamente inerti nel momento in cui si tratta di aiutare migliaia di disgraziati destinati a trovare la loro tomba nel braccio di mare che separa l’Africa dall’Europa. Chiediamo ai primi ministri di Francia, Germania, Regno Unito e Paesi Scandinavi che cosa aspettano a impegnarsi concretamente in quella che è una vera e propria emergenza umanitaria di dimensioni planetarie.

MOGHERINI – Dopo ogni tragedia si susseguono le professioni di interesse e le promesse d’intervento efficace, che finora latita. Anche questa volta l’alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, ha ribadito solennemente, come in passato avevano fatto i suoi predecessori: «Serve la condivisione della responsabilità tra tutti i 28 i Paesi Ue che per troppo tempo è stata lasciata solo ai Paesi del sud». Brava Mogherini, ha scoperto l’acqua calda.

COMMISSIONE – La Commissione Ue afferma di aver fatto finora tutto quello che era nei suoi mezzi, ha versato i fondi resi disponibili dal bilancio e sostenuto la cooperazione con l’Italia e gli altri paesi frontalieri in prima linea. Ma senza l’accordo dei ventotto Stati membri non può fare di più. E molti degli Stati membri non vogliono essere coinvolti perché preferiscono lasciare la gatta da pelare ai Paesi in prima linea come l’Italia.

POLITICA UE – L’immigrazione non è ancora una politica comune europea; l’Ue si limita soltanto a garantire il controllo delle frontiere comuni e il rispetto delle regole per la libera circolazione dei cittadini e dei lavoratori. L’operazione Triton, organizzata da Frontex, l’Agenzia europea che si occupa d’immigrazione, ha sostituito l’analogo intervento italiano ‘Mare Nostrum’, con un raggio d’azione e potenzialità più limitate. Il risultato è stato catastrofico: nessun freno agli sbarchi e aumento del numero dei morti in mare.

CIMITERO – Del resto il Mediterraneo negli ultimi anni è diventato un vero e proprio cimitero di migranti. L’Unhcr, Agenzia della Nazioni Unite per i rifugiati, ha calcolato che dall’inizio del 2015, più di 35.000 richiedenti asilo e migranti sono arrivati in Europa meridionale via mare e, se il bilancio di oggi verrà confermato, i morti sono circa 1.600. Nel 2014 circa 219.000 persone hanno attraversato il Mediterraneo, e 3.500 vite sono state perse. In totale quindi, secondo l’Agenzia Onu, i morti in un anno e quattro mesi sarebbero addirittura 5.100.

SOLUZIONI – Che cosa occorre fare per cercare di alleviare in modo unitario il problema, come da anni l’Italia chiede inascoltata? Le possibili soluzioni sono state più volte ipotizzate, ma mai realizzate per l’opposizione di molti Stati membri. Innanzitutto il sud dell’Italia, dove si concentrano gli sbarchi, costituisce non soltanto la frontiera nazionale, ma anche quella europea, e le frontiere dell’Unione devono essere considerate un problema comune e non nazionale. Che dovrebbe essere affrontato con lo sforzo economico e organizzativo di tutti e 28 gli Stati Ue.

E’ urgente riformare le regole del diritto di asilo, riformando profondamente gli accordi di Dublino. Non è ammissibile, visti i livelli degli sbarchi, continuare a mantenere il principio secondo cui chi raccoglie i disperati in mare deve tenerseli. Vanno ridistribuiti di comune accordo. E occorre infine sviluppare la cooperazione con i paesi terzi di partenza e di transito. Quando lo abbiamo fatto prima con l’Albania e poi con la Libia i problemi allora furono ridimensionati. Il Commissario Ue Avramopoulos e la stessa Mogherini hanno proposto di allargare la collaborazione in atto per Triton a Tunisi e Cairo, e questo potrebbe essere già un inizio utile. E, se se possibile, bisognerebbe insediare campi di accoglienza lungo le vie della migrazione, con l’aiuto dell’Onu e delle organizzazioni non governative.

Non sembra il libro dei sogni, ma solo il minimo indispensabile per costruire una vera politica comune per l’immigrazione, posto che i ventotto governi dell’Europa vogliano eliminare egoismi e pregiudizi per affrontare e cercare di risolvere insieme, come ha chiesto anche Papa Francesco, un disastro umanitario con pochi precedenti.

migranti, Unione Europea


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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