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Srebrenica: a 20 anni dal massacro il premier della Serbia cacciato a sassate (VIDEO)

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SREBRENICA (BOSNIA ERZEGOVINA) – Lui aveva cercato di proporre la sua presenza fra i nemici di un tempo, alle celebrazioni per ricordare il massacro di Srebrenica, in Bosnia Herzegovina, come un gesto distensivo verso di loro. E dopo i fatti di oggi ha continuato a dire di avere «la mano tesa» per la riconciliazione fra i due popoli.

Molti di loro, familiari delle vittime e semplici cittadini, l’hanno vissuto però come una provocazione inaccettabile. E così alla fine il premier della Serbia, Aleksandar Vucic, è dovuto scappare col suo seguito a gambe levate sotto una violenta sassaiola (nel video tratto dal canale Youtube di RT), colpito egli stesso, dalle manifestazioni a cui aveva preso parte, a fine mattinata, al cimitero di Potocari, a 5 chilometri da Srebrenica.

Lì, oggi 11 luglio, si celebravano i 20 anni esatti dalla più grave strage di civili che sia mai accaduta in Europa dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Il massacro, cioè, di oltre 8 mila maschi bosniaci di religione musulmana: adolescenti, adulti e anziani rastrellati in poco tempo, trucidati e gettati in fosse comuni nel 1995, durante la guerra in Bosnia Erzegovina, che andava avanti dal 1993, poco dopo l’avvio del processo di disgregazione della Jugoslavia comunista. Gli uomini furono separati dalle donne e dai bambini che furono deportati in massa: si calcola in circa 23 mila persone.

A eseguire quello che può essere definito un genocidio secondo il Tribunale penale internazionale delle Nazioni Unite, ma non secondo l’Onu in quanto tale – nei giorni scorsi la Russia ha posto il veto in Consiglio di Sicurezza su questo punto – furono le truppe dei serbo-bosniaci. Le quali avevano come referente politico avevano Radovan Karadzic, ed erano guidate sul campo dal generale Ratko Mladic, arrestato nel 2011, dopo 16 anni di latitanza. Furono appoggiate anche dai paramilitari cetnici di Arkan Zeljko Raznatovic – la famigerata «tigre Arkan» – con quella che ancora oggi viene da molte parti considerata una codarda complicità di fatto da parte dei circa 600 Caschi Blu olandesi dell’Onu, compagnie Dutchbat I, II, III  che avrebbero dovuto proteggere l’enclave di Srebrenica dagli assalti dei serbo-bosniaci. E che invece non opposero resistenza e si allontanarono, pur avendo chiesto – invano -l’intervento dell’aviazione, nella convinzione di non poter affrontare da soli i serbo-bosniaci.

Srebrenica, 12 luglio 1995, Mladic (a sin.) brinda con il colonnello Karremans dei Caschi Blu Onu (al centro)
Srebrenica, 12 luglio 1995: Mladic (a sin.) brinda con il colonnello Karremans dei Caschi Blu Onu (al centro). Foto tratta dal sito web Iconic Photos

Dopo aver incontrato una delegazione delle Madri di Srebrenica, oggi, il premier serbo Vucic ha trovato ben altra accoglienza. Nel campo di Potocari, accanto alle migliaia di stele bianche che ricordano i trucidati, campeggiava un grande striscione: «Per ogni serbo ucciso uccideremo 100 musulmani», frase più volte ripetuta da Vucic negli anni ’90, quand’era ministro del governo serbo nazionalista di Slobodan Milosevic.

La dura contestazione è sfociata nel lancio di bottigliette e sassi, uno dei quali ha ferito il primo ministro alla bocca costringendolo a fuggire via con la sua delegazione mentre da Belgrado il governo gridava al «tentato omicidio». Il premier ha anche perso gli occhiali che si sono rotti cadendo a terra.

La situazione è tornata alla calma dopo un intervento pacificatore dell’imam Hussein Kavazovic, capo della comunità islamica in Bosnia-Erzegovina. Le cerimonie di commemorazione per i vent’anni dal genocidio di Srebrenica si erano aperte stamane con l’omaggio alle 136 salme di vittime identificate negli ultimi 12 mesi con l’analisi del Dna. Da oggi nel cimitero di Potocari vi sono 6.377 sepolcri che da due decenni pesano come un macigno sui rapporti fra Belgrado e Sarajevo. Le vittime accertate del genocidio furono almeno 8.372, ma c’è chi parla di oltre 10 mila morti trucidati.

«Tutti noi portiamo una parte di responsabilità per il genocidio di Srebrenica», ha detto la presidente della Camera, Laura Boldrini, che ha rappresentato oggi l’Italia. Ad attirare l’attenzione generale è stato in particolare l’ex presidente americano Bill Clinton, in carica negli anni dei sanguinosi conflitti nei Balcani. «Quello che ho fatto come presidente Usa in Bosnia e poi in Kosovo è stata una delle mie azioni più importanti», ha detto Clinton con riferimento all’intervento militare Nato in Bosnia. «Io amo questo posto – ha osservato – non vorrei mai più rivedere un simile patibolo, neanche a migliaia di chilometri di distanza».

Boldrini, bosnia, serbia, srebrenica


Domenico Coviello

Giornalista

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