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Province, mobilità del personale: contrasto Governo – sindacati, la questione non si sblocca

Province, manifestazione a Roma
Province, manifestazione a Roma

ROMA – Si è svolto oggi al Ministero per la riforma della pubblica amministrazione l’ennesimo incontro governo – sindacati per definire i criteri per l’operazione di mobilità del personale delle province. Secondo quanto comunicato dal ministero, si conferma che i dipendenti in ‘soprannumero’ delle Province potranno essere ricollocati nelle regioni, negli enti locali e nel servizio sanitario o ancora, in alternativa, al ministero della Giustizia. Sono queste – ma erano già note –  le principali destinazioni ufficializzate nella bozza del decreto sui criteri di mobilità presentata ai sindacati nel corso dell’incontro.

CRONOPROGRAMMA – È stato illustrato anche il crono-programma che scandisce i trasferimenti che interesseranno i dipendenti delle Province in soprannumero. Le tappe sono fissate nella bozza di decreto sulla mobilità presentata ai sindacati. Diverse le scadenze, tutte dettagliate in relazione all’uscita in Gazzetta Ufficiale del provvedimento: entro un mese le domande di mobilità ed entro due mesi le liste dei posti disponibili in tutte le amministrazioni. Quindi sembrerebbe un’operazione celere, rispetto ai tempi normali della nostra burocrazia.

CGIL – Molto critico il giudizio della Cgil: “Se il riordino delle Province è stato un pasticcio questo decreto sarà anche peggio. Ancora una volta si scarica sui lavoratori e sui cittadini l’esito di politiche sbagliate che producono provvedimenti incomprensibili”. Per il segretario generale dei dipendenti pubblici Cgil, Rossana Dettori, si tratta di “una mobilità discrezionale, sono le amministrazioni a scegliere i soprannumerari, senza garanzie di trasparenza”.

CISL – Negativo anche il commento della Cisl: “C’è il rischio della riduzione del salario e della messa in discussione della professionalità dei dipendenti trasferiti”. Così il segretario generale aggiunto della Cisl Fp, Daniela Volpato, al termine dell’incontro. Per la sindacalista infatti, stando alla bozza, “la parte accessoria del trattamento economico è in bilico, a differenza di quanto previsto dalla riforma Delrio, che prevedeva il mantenimento della parte accessoria in godimento”. Nello schema di decreto, spiega Volpato, “si parla di mantenimento limitatamente alle voci con carattere di generalità e natura fissa e continuativa, non correlate allo specifico profilo d’impegno nell’ente di provenienza”. Ad esempio, sottolinea Volpato, “chi prende un’indennità per un ruolo di coordinatore, con la mobilità corre il rischio che vada persa”.

UIL – Al giudizio negativo si associa anche la Uil: il segretario confederale Antonio Foccillo, spiega come da una parte “venga presentato un crono-programma per i trasferimenti ma poi non vengono messe sanzioni per le amministrazioni inadempienti”. Foccillo poi sottolinea come “ancora ci sia incertezza sulla polizia provinciale e sui lavoratori per i centri per l’impiego”. In particolare, il sindacalista ribadisce la sua contrarietà al “passaggio della polizia provinciale ai Comuni” e sottolinea come la situazione sui centri per l’impiego sia per il momento “sospesa”.

UPI – La protesta in questo settore è completata dall’Unione Province Italiane (UPI) che afferma in un documento: “I cittadini pagheranno i costi per il percorso bloccato della riforma Delrio sugli enti locali. Che succede alle scuole superiori italiane e alle strade provinciali se le Province non chiudono i bilanci? Che fine fanno i Centri per l’impiego? Come assicurare i diritti degli alunni disabili dal settembre prossimo?”. Questi temi verranno trattati dall’Assemblea dell’Upi che si terrà domani 15 luglio a Vicenza.

 

 

 

 

 

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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