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Camere di commercio, fusione Livorno-Grosseto. Altro che la riforma delle Province

La Camera di commercio di Livorno
Livorno e Grosseto formeranno la nuova Camera Maremma e del Tirreno

ROMA – Sta procedendo a gonfie vele la riforma, prevista dalla riorganizzazione dei pubblici uffici a livello periferico, inserita nel più vasto decreto legge Madia che riguarda questa volta gli accorpamenti delle Camere di Commercio. La prima in Toscana quella fra Livorno e Grosseto. Se si pensa all’altra riforma, quella delle province, si constata invece che, dopo oltre un anno dall’inizio della trasformazione in enti di area vasta, con un risparmio ridicolo soltanto su 3000 posti della politica, il tanto pubblicizzato decreto Delrio rimane ancora al palo, senza che s’intraveda una soluzione a breve per il problema delle risorse, delle competenze dei nuovi – vecchi enti e del personale in esubero da trasferire a Stato e Regioni.

CAMERE DI COMMERCIO – Il ministero dell’Industria ha già emesso numerosi decreti che unificano sedi contigue degli enti camerali, dando un segnale rilevante: quello che non si può fare per gli enti come le province, lo si può fare rapidamente per le istituzioni che hanno a che fare con l’economia e il commercio, ma non hanno caratterizzazioni politiche. Il progetto di eliminare un buon numero di province, accorpando enti contingui, come è stato fatto per le Camere di commercio, è infatti naufragato per l’insipienza e l’incapacità di ministri e parlamento.

ACCORPAMENTI – Numerosi accorpamenti camerali sono già stati fatti in Sicilia, Campania, Calabria, e nel Veneto. Ma vediamo in particolare la situazione della Toscana. Il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, ha firmato il 6 agosto un nutrito pacchetto di decreti, uno dei quali ci interessa da vicino. Si tratta, come detto, del primo accorpamento di camere di commercio della nostra regione, quello fra Grosseto e Livorno.

GROSSETO – LIVORNO. Grosseto e Livorno hanno un nuovo ente camerale, denominato «Maremma e del Tirreno», con sede a Livorno. Ma ci sono altri progetti d’accorpamento, che vengono elaborati dalle categorie economiche locali interessate. Sulla base del requisito della presenza minima di 75 mila aziende su ciascun «nuovo» territorio.

FIRENZE – Solo Firenze possiede questo requisito, e resterà comunque autonoma in quanto legata alla nuova città metropolitana.

Le altre come si fonderanno? L’ipotesi possibile vede alcuni logici accorpamenti:

PRATO – PISTOIA – Le dimensioni dei due enti superano infatti, seppur di poco, il limite stabilito dal Governo per le fusioni.

MASSA – LUCCA – PISA – Anche quest’ipotesi potrebbe avverarsi, ma occorre che si accordino le varie categorie interessate.

AREZZO E SIENA – Potrebbero tranquillamente convivere se non osteranno ragioni di campanilismo.

Ma se questa è la via intrapresa, le categorie economiche troveranno sicuramente un’intesa per realizzare questi accorpamenti, dando così un ulteriore schiaffo alla politica, completamente incapace di decisioni efficienti e produttive, soprattutto quando toccano gli interessi consolidati della casta.

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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