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Economia: la Corte dei conti critica la legge di stabilità 2016. Nel mirino i tagli ai comuni e il contratto del pubblico impiego

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ROMA – L’ultima critica alla manovra governativa viene da una fonte autorevole quale il presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri il quale, durante l’audizione nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha affermato che la scelta di politica economica che sottende il Ddl di stabilità «utilizza al massimo gli spazi di flessibilità disponibili riducendo esplicitamente i margini di protezione dei conti pubblici e lascia sullo sfondo nodi irrisolti (clausole, contratti pubblici, pensioni) e questioni importanti, quali un definitivo riassetto del sistema di finanziamento delle autonomie territoriali».

IVA, IMU, TASI – L’incremento dell’Iva, ad esempio, non doveva essere annullato ma sottoposto a un intervento più articolato, «riguardante un articolato intervento sulle aliquote e sulla struttura stessa» dell’imposta.  Squitieri ha criticato anche l’abolizione dell’Imu e della Tasi sulla prima casa spiegando che «cristallizza» la capacità fiscale dei Comuni, avvantaggiando chi ha alzato al massimo le aliquote e penalizzando i Comuni dove la Tasi era meno cara. «I servizi indivisibili graveranno sui non residenti» non in grado «di operare il controllo politico sugli amministratori con il voto».

STABILITÀ – Per il presidente della Corte dei Conti in definitiva la legge di Stabilità «sconta il carattere temporaneo di alcune coperture e il permanere di clausole di salvaguardia rinviate al futuro» per cui saranno necessari «consistenti tagli di bilancio o aumenti di entrate» a partire dal 2017. Squitieri ha poi sottolineato che tra 2016 e 2018 il concorso delle amministrazioni locali per gli obiettivi di finanza pubblica «risulta particolarmente rilevante» per cui l’aggiustamento di bilancio andrà «a gravare prevalentemente sulle amministrazioni locali, con ripercussioni negative sulla qualità dei servizi».

STATALI – Infine in merito al nuovo contratto dei dipendenti pubblici la Corte dei Conti osserva che servivano “2 miliardi, e 5 a regime”, mentre il governo mette a disposizione 300 milioni “equivalenti, di fatto, alla sola corresponsione dell’indennità di vacanza contrattuale”. Per i magistrati contabili in manovra ci sono “vincoli particolarmente stringenti” sul turnover che rischiano di accentuare l’invecchiamento dei dipendenti pubblici e di complicare il riassorbimento di quelli delle Province.

 

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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