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Referendum trivelle: quorum non raggiunto. Vota il 31% degli italiani. Renzi vince, ma il Pd ne esce spaccatissimo

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ROMA – Il risultato finale del voto referendario: ha votato solo il 31% degli italiani e dunque il quorum necessario per il successo del referendum abrogativo non è stato raggiunto. Si tratta sicuramente di una vittoria per Renzi, Napolitano e c., anche se molti Governatori Pd delle regioni promotrici del referendum (Emiliano per la Puglia, Rossi per la Toscana) si sono recati alle urne e hanno votato si. Come si sono recati alle urne, per rispettare un dovere civico e dare un esempio ai cittadini diverso da quello di Renzi e Napolitano, le tre prime cariche dello Stato, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Presidente del Senato Pietro Grasso, e la Presidente della Camera Laura Boldrini.

RENZI – Il commento del premier è stato netto: «L’Italia ha parlato: questo referendum è stato respinto. E’ un risultato netto, chiaro, superiore alle aspettative di tutti gli opinionisti». Anche se dai primi scrutini sembra che il si abbia raggiunto quasi l’80% dei voti espressi.

SPACCATURA – La votazione e alcuni commenti su twitter hanno provocato una profonda spaccatura nel Pd. Ad alcuni esponenti di primo piano non sono piaciuti gli apprezzamenti quasi di scherno riservati da alcuni rappresentanti della maggioranza ai colleghi di partito (si fa per dire) che si sono recati alle urne. L’hastag #ciaone indirizzato al quorum da Ernesto Carbone, membro della segreteria del Pd, ha fatto infuriare molti.

DEM – Così si registrano le reazioni sdegnate di Pippo Civati: «alle 23 avranno votato 15 milioni di persone. Il premier ha vinto le primarie con due milioni di voti, scalzando Letta e quando fece il famoso 40% alle europee erano 11 milioni. I suoi scherani che insultano gli elettori che sono andati a votare dovrebbero andare a nascondersi. Il ‘ciaone’ diventa un arrivederci a ottobre». (minaccia non tanto velata, arrivederci al referendum costituzionale). E di Miguel Gotor: «Trovo imbarazzante che in queste ore dirigenti di spicco del Partito democratico stiano irridendo a colpi di tweet quei cittadini che hanno scelto di votare al referendum e dunque di partecipare in modo attivo alla vita democratica del proprio Paese. Si tratta di un atteggiamento irresponsabile perché non sembrano rendersi conto che fra loro ci sono anche tanti iscritti ed elettori del Pd e che esaltare la scelta dell’astensione alla vigilia di importanti elezioni amministrative e pochi mesi prima di un altro referendum sulla Costituzione rischia di trasformarsi in un pericoloso boomerang per lo stesso Partito democratico». Altra velata minaccia per l’appuntamento di ottobre.

EMILIANO – Più ragionato il commento di Michele Emiliano, Governatore della Puglia: «abbiamo già superato la soglia che consideravamo necessaria per poter parlare di un successo: quella dei dieci milioni di elettori che avevo indicato come linea minima del risultato». Praticamente, sottolinea, sono «gli stessi voti che il Pd ha preso nel suo più grande risultato elettorale, che sono le europee di due anni fa. Per questo il governo dovrà inevitabilmente tenere conto che milioni di italiani hanno una idea delle politiche energetiche completamente diversa».

NO TRIV – «Già alle 19 erano andate a votare quasi 12 milioni di persone ed è un risultato straordinario su un tema cosi difficile e con poco tempo concesso per far dibattere paese». Così il coordinatore nazionale del ‘Comitato No Triv’ Enzo Di Salvatore, autore dei quesiti referendari sulle trivelle, commenta con l’ANSA i dati del referendum non ancora definitivi definendo comunque vada a finire «un risultato strepitoso».

Il clima rovente all’interno del Pd sembra destinato a continuare fino alla prossima scadenza delle elezioni amministrative, quando ci sarà la riprova sulla tenuta o meno della maggioranza: gli oltre 1370 comuni e soprattutto le 7 grandi città che rinnoveranno i loro sindaci ci mostreranno se il potere di Renzi è destinato a proseguire e addirittura a svilupparsi, o se i deludenti risultati in tema di economia, da parte dell’esecutivo, causeranno i primi segni di decadenza di un assetto che mira alla gestione e occupazione di tutti i gangli vitali del Paese, un disegno che il premier sta portando avanti passo dopo passo.

 

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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