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Le strutture della Micoperi durante il recupero della Costa Concordia

Concordia, processo d’appello a Firenze: il pm di Grosseto elenca le colpe di Schettino (che non è in aula). Il pg chiede la condanna a 27 anni

Le strutture della Micoperi durante il recupero della Costa Concordia
Le strutture della Micoperi durante il recupero della Costa Concordia

FIRENZE – Al via stamani, 28 aprile, in corte d’appello a Firenze, il processo di secondo grado per il naufragio della Costa Concordia, avvenuto il 13 gennaio 2012 e che causò 32 morti. In aula assente l’unico imputato, l’ex comandante della nave da crociera Francesco Schettino, condannato a 16 anni e un mese dal tribunale di Grosseto, che è rimasto nella sua casa di Meta di Sorrento ed è in contatto con i suoi legali, avvocati Saverio Senese e Donato Laino. Proprio quest’ultimo, parlando con i giornalisti sullo stato d’animo di Schettino, ha detto: «E’ tranquillo. Tranquillo, come lo si può essere in questi casi». Sulla eventuale presenza di Schettino alle prossime udienze l’avvocato Laino lo crede possibile: «Sarà deciso in base a come vanno le udienze, a come si svilupperà il processo». Il procuratore generale di Firenze, Ferrucci, ha chiesto per Schettino una condanna a 27 anni (contro i 16 decisi nel processo di primo grado).

PM GROSSETO – La difesa di Francesco Schettino ha presentato una relazione coi motivi di appello che «è frontale e distruttiva» della sentenza di primo grado, ma secondo il pm di Grosseto, Alessandro Leopizzi, «mostra un limite generico in questo approcciarsi a un dibattimento che comunque è stato esaustivo e esplicito e basato su prove documentali e non e inoltre non si può dire che la colpa fu di altri, fu anche di altri. Ma ciò non cancella le colpe di Schettino». Leopizzi, che affianca il sostituto della procura generale distrettuale, Giancarlo Ferrucci, ha ripercorso la vicenda partendo dalla rotta sbagliata che condusse la nave contro gli scogli. E a proposito dei rilievi di appello della difesa di Schettino, sulle responsabilità degli ufficiali e del timoniere in plancia di comando, ha specificato: «Non si dica che la colpa è dell’ufficiale di guardia Ciro Ambrosio, che sostituiva Schettino, mentre era a cena, al comando della plancia. La colpa è anche di Ambrosio, ma l’eventuale colpa di Ambrosio non cancella le colpe di Schettino e comunque Ambrosio non porta mai la nave fuori dalla rotta che fu ordinata da Schettino. Lui rallenta l’esecuzione dell’accostata al Giglio, costringendo chi subentrerà a andare più deciso», cioè lo stesso Schettino. La difesa, ha criticato ancora Leopizzi, «chiede come motivo di assoluzione, non di far cadere la colpa cosciente, ma il fatto che Schettino non sapeva dove era la nave, e anche il solo pensare questo fatto, è confessorio di per sé di una colpa
di Schettino».

Il pm Alessandro Leopizzi ha poi evidenziato tra i profili di colpa «il non aver rispettato Ambrosio, che ha patteggiato anche per questo, tutto quello che postula un passaggio di consegne. Ma non doveva essere solo lui a tirare la giacca a Schettino per fare il passaggio di
consegne, sarebbe stato compito anche del comandante». Riguardo alle manovre del timoniere indonesiano Jacob Rusli
Bin, messe in luce dalla difesa come concausa non abbastanza considerata del disastro, il pm Leopizzi ha detto: «Rusli bin
fece un errore solo» e non otto, come invece la difesa ricostruisce, quando la nave era a brevissima distanza dagli
scogli. Ma «ogni 4-5 secondi c’è un ordine diverso, anche completamente opposto – ha affermato Leopizzi – E l’ottavo
errore direi che è il primo e unico di Rusli Bin, quando Schettino in pratica dice al timoniere di fare una specie di
controsterzo, virando di 20 gradi a sinistra per controbilanciare la velocità della poppa in rotazione. E’ l’unico ordine non eseguito tempestivamente, probabilmente iltimoniere sbaglia la parola o il concetto. Rusli Bin fa un errore solo, ma per fioritura ne germogliano
otto. Lui ha la sua responsabilità, e gli è stata ascritta per colpa col patteggiamento», ma è solo questo, intende dire in
sostanza il pm, e non può la difesa ritenere perciò meno pesante la colpa di Schettino.

PROCURA GENERALE – Il sostituto pg di Firenze, Giancarlo Ferrucci, ha chiesto una condanna in appello per Francesco Schettino a 27 anni di reclusione e tre mesi di arresto al termine della sua requisitoria. Il pg ha ridefinito le pene per i reati di naufragio, omicidio e lesioni plurimi colposi, abbandono, false informazioni alla capitaneria. Nel dettaglio il sostituto pg Ferrucci ha chiesto 9 anni di reclusione (8 anni di pena base più aggravante della colpa cosciente) per naufragio colposo contro i 5 anni di reclusione decisi in primo grado dal tribunale; 15 anni per omicidio colposo plurimo e lesioni plurime colpose (32 morti e decine di feriti), compresa l’aggravante di colpa cosciente che in primo grado non era stata accordata a questa imputazione e contro i 10 anni della condanna inflitta a Schettino; 3 anni per abbandono di persone incapaci a bordo della nave (anziché 1 anno del primo grado). Totale, 27 anni di reclusione, contro i 16 totali della condanna in primo grado. Inoltre per le false informazioni alla capitaneria, il pg ha chiesto 3 mesi di arresto.

NAUFRAGHI – Michelina Suriano, legale di un gruppo di naufraghi di Bologna, ha commentato con i giornalisti:  «Della sentenza di primo grado non ci soddisfa il fatto che in molti passaggi è stato generalizzato il tipo  di danno come se tutti avessero avuto la stessa sofferenza e lo stesso trattamento sulla sofferenza. Inoltre il mancato riconoscimento del danno patrimoniale è stata una cosa indicibile».

COSTA CROCIERE – Mentre l’avvocato Marco De Luca, legale di Costa Crociere, ha affermato:  «La sentenza di primo grado mi sembra fatta molto bene, molto equilibrata, una conferma dunque è la soluzione più giusta. Quanto a Costa abbiamo qualche piccolo rilievo che faremo valere ma nel complesso è una sentenza da confermare».

Costa Concordia, pm di Grosseto, processo d'appello, Schettino


Ernesto Giusti


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