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Referendum costituzionale: il No ancora in vantaggio, è al 53% contro il 47% del Sì. Ma alla fine Renzi non si dimetterà

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ROMA – Continuano le analisi sulle intenzioni di voto degli italiani al prossimo appuntamento con il referendum costituzionale. Del quale Renzi si rifiuta ancora di fornire la data, ma che probabilmente si terrà il 20 o il 27 novembre. Il rottamatore ha avvertito la mala parata e cerca di rinviare il più possibile le consultazioni per avere un lasso  di tempo maggiore per rimediare agli errori strategici fin qui compiuti. Ogni settimana si susseguono sondaggi da parte di istituti specializzati che ancora danno un buon margine di vantaggio alla parte del NO. Segno che le chiacchiere e le promesse a vuoto di Renzi (ultima quella dei 500 milioni risparmiati dai costi della politica, che darà ai poveri) hanno stancato gli italiani, a fronte di una situazione economica sempre più deteriorata, tanto che siamo all’ultimo posto in Europa per mancata crescita (in realtà siamo a crescita 0), come hanno certificato le rilevazioni di Eurostat.

Ma torniamo al referendum: secondo un recentissimo sondaggio di ScenariPolitici Winpoll per Huffington Post il No al referendum continua a sopravanzare coloro che sono intenzionati a votare Sì. Il 53% degli intervistati è infatti deciso ad andare a votare contro la riforma voluta dal governo presieduto da Matteo Renzi. Mentre il 47% sceglierà di promuovere la nuova Costituzione. Il dato sull’affluenza è anch’esso significativo: solo il 49% degli italiani è sicuro di recarsi alle urne. Il 26% si dice ancora indeciso.  Mentre il 25% è certo di non votare. Si tratta di cifre ormai costanti da qualche tempo.

E’ per questo che Renzi ha deciso di impegnare la ministra delle riforme Maria Elena Boschi in un tour per l’Italia a spiegare ai militanti e ai simpatizzanti che se il referendum non passerà l’Italia andrà in rovina. Anche se molti sostengono esattamente il contrario. All’interno del Pd non c’è accordo, tanto che la minoranza dem, schierata piuttosto per il No, accusa il premier – segretario di utilizzare, non proprio correttamente, le Feste dell’Unità non solo per fare propaganda  al Sì, ma anche per combattere gli avversari interni. Intanto si moltiplicano le iniziative di parlamentari Pd che fanno circolare documenti e promuovono petizioni per il No.

Sarà una battaglia lunga. Vedremo l’esito, ma se siamo sicuri che alla fine, anche in caso di vittoria del No, il rottamatore (che sta già facendo precipitosa marcia indietro rispetto alle sue iniziali dichiarazioni) non si dimetterà, anzi resterà impettito in sella sicuro che il capo dello Stato, da lui scelto e benedetto, non interverrà certo per verificare se esista ancora una maggioranza certa. Ci sarebbero troppi pericoli per la democrazia, anche se a me sembrerebbe vero il contrario.

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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