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Riforma costituzionale: il problema non è il bicameralismo, ma la discordia politica

renzi-boschi

Un documentato e interessante articolo, a firma Tortuga, un team di esperti della Bocconi e di altre Università, è stato pubblicato sul sito specializzato online Lavoce.info e smaschera le balle che tentano di rifilarci i sostenitori del Si al referendum istituzionale in merito all’assoluta necessità dell’eliminazione del bicameralismo. Che, secondo Renzi, Boschi, Napolitano e c., rallenterebbe al massimo il processo di approvazione delle leggi, magicamente accelerato invece dall’introduzione del senato composto da designati da regioni, province e comuni, e non più da eletti dal popolo. In barba ai principi fondamentali della democrazia.

TORTUGA – Dicono gli esperti citati che l’asserzione dei fautori del sì non è proprio esatta, e a riprova esaminano i grafici che riportano la produttività di altri due parlamenti, quello spagnolo e quello francese (Fig.1). Dove sono riportati i giorni medi per l’approvazione delle leggi nel periodo 2013-2016 per l’Italia e la Spagna (qui vige un sistema parlamentare con bicameralismo non paritario) e nel 2014-2015 per la Francia (qui c’è un sistema semi-presidenziale).

Fig. 1

GIORNI – Nel nostro sistema bicamerale i giorni trascorsi dalla presentazione all’approvazione di una legge sono in media 247. Sono di più che in Spagna ma meno che in Francia, dove esiste un sistema bicamerale non paritario, in cui l’Assemblée Nationale ha formalmente il potere di approvare le leggi dopo una bocciatura del Senato.

LEGGI – I 247 giorni per l’approvazione di una legge in Italia si ricavano dalla media di tempi molto lunghi per le proposte di iniziativa parlamentare (504 giorni) e tempi ben più rapidi per quelle di iniziativa governativa (180 giorni). Addirittura alcune leggi d’iniziativa governativa richiedono spesso meno di 50 giorni per essere approvate. Situazione opposta per le leggi proposte dai parlamentari: i tempi si allungano all’inverosimile, alcune richiedono più di mille giorni per essere approvate. Le tempistiche lente per il parlamento e rapide per il governo assimilano il nostro attuale regime più alla Francia semi-presidenziale che alla Spagna, dove vige un sistema parlamentare (con bicameralismo non paritario).

LEPRE E LUMACA – Il sito Open polis inoltre ci fornisce un quadro interessante su quali siano le leggi approvate con tutta calma (dette leggi lumaca) e quelle ad approvazione rapidissima (dette leggi lepre) nell’attuale legislatura. (Fig.2). Si può rilevare che molte leggi lumaca interessano i cittadini, mentre molte leggi lepre interessano il governo.

Fig. 2

Tra le leggi lumaca ce ne sono alcune che riguardano molti argomenti importanti su cui, in caso di mancanza di coesione dei partiti, i tempi del bicameralismo perfetto si dilatano a dismisura. Un esempio è la legge sulla frode penale, approvata alla Camera nel 2014 e ferma due anni in Senato, o quella sull’omicidio stradale, rimpallata cinque volte tra Camera e Senato. Dunque non è il sistema bicamerale perfetto, ma la discordia politica che fa la differenza.

Al contrario le leggi lepre non sono per lo più leggi ordinarie, ma decreti, ratifiche di trattati internazionali o leggi governative su cui viene posta la questione di fiducia. Nel caso dei decreti è il governo a confezionare la legge, mentre il parlamento può ratificare entro sessanta giorni.

BICAMERALISMO – È quindi un po’ semplicistico dire che il bicameralismo paritario sia la causa principale dell’ingorgo nell’approvazione delle leggi, come vorrebbe la retorica dei sostenitori del sì. Già nel nostro attuale sistema con due camere, le navette, i decreti e le fiducie, il potere di legiferare in tempi ragionevoli è di fatto delegato al governo, senza bisogno di ulteriori interventi legislativi andando a scomodare addirittura la Costituzione. Si tratta è vero di un’anomalia costituzionale che ci consegna un parlamento spesso ridotto a mero ratificatore, ma la riforma renzi-boschiana, benedetta dal vecchio Napolitano (un tempo strenuo difensore della Costituzione più bella del mondo), è proprio volta a tradurre in principio e dettato costituzionale quest’anomalia, non a correggerla, come si vuole far credere.

Informiamoci bene dunque sulle reali conseguenze e contenuti della riforma, valida essenzialmente solo nella parte in cui sopprime il Cnel e limita i poteri delle regioni. Pensiamo bene dove apporre la croce sulla scheda il 4 dicembre, perchè da un Si affrettato nasceranno conseguenze tali che poi sarà difficile tornare indietro e liberarci da questo sistema, da questo regime che verrà senza dubbio rafforzato.

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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