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Referendum: è scontro aperto, con offese, accuse, minacce di ricorsi e colpi bassi

grillorenzi

S’ infiamma la campagna referendaria in vista del voto del 4 dicembre e le dichiarazioni si fanno sempre più aspre da ambo le parti, anche in conseguenza della scelta iniziale del premier di personalizzare la contesa. Se da un lato Renzi definisce un’accozzaglia i sostenitori del no, provocandone la reazione sdegnata, dall’altro Grillo non lesina certo le parole pesanti definendo il premier una scrofa ferita.

Ma anche in via giudiziaria si preannunciano ricorsi soprattutto in relazione al sistema di votazione degli italiani all’estero. Infatti il costituzionalista Alessandro Pace, presidente del Comitato per il No, ha annunciato un ricorso se al referendum il voto degli italiani all’estero si rivelasse decisivo in favore del Sì. «Se il voto dei cittadini italiani all’estero dovesse rivelarsi determinante per la vittoria del Sì al referendum del 4 dicembre sulla riforma Costituzionale, allora – spiega Pace – impugneremo questa consultazione davanti all’ufficio centrale del referendum, che è un organo giurisdizionale, e si andrebbe davanti alla Corte Costituzionale».

L’annuncio arriva al termine di settimane in cui il voto dei concittadini emigrati è stato perennemente nella bufera per le accuse delle opposizioni al governo, colpevole di aver inviato una lettera a tutti gli italiani all’estero nella quale non si spiegavano nel dettaglio tutti gli aspetti della riforma, ma si esaltavano semplicemente le ragioni del sì.

Matteo Renzi, in ogni caso, non sembra preoccupato dall’iniziativa. «Noi non faremo ricorsi e controricorsi – ha detto il premier nel corso di un’iniziativa pubblica a Piombino – faremo una battaglia con il sorriso e parliamo del merito. Loro hanno paura di parlare del merito – ha aggiunto Renzi – perché se si capisce che la domanda è sul rendere il Paese più semplice non ce n’è per nessuno. Il tentativo è di buttarla in rissa, la nostra reazione è calma e gesso, sorrisi e tranquillità, parliamo nel merito».

Ma Grillo – dopo aver definito il fronte del Si il serial killer dei nostri figli – parte nuovamente all’attacco del premier con parole pesanti: «Renzi ha una paura fottuta del voto del 4 dicembre. Si comporta come una scrofa ferita che attacca chiunque veda. Ormai non argomenta, si dedica all’insulto gratuito e alla menzogna sistematica. Sono disposti a tutto pur di vincere e aumentare e perpetuare il loro potere. #IoDicoNo a questa gente che valuta la costituzione quanto un piatto di fritture».

I 5 Stelle attaccano anche l’ex Capo dello Stato. Questa, dicono, «è la riforma scritta dalla casta per la casta sostenuta dalla casta. Do you remember Napolitano? La riforma è la sua e lui è in Parlamento dal 1953. Tutto si può dire di Napolitano ma che lui sia contro la Casta va al di là di ogni immaginazione». Mentre Di Maio invoca la presenza degli operatori Osce (Organizzazione sociale e economica europea) che controllino il voto: «Noi abbiamo chiesto vi siano osservatori Osce a monitorare il voto referendario sulla riforma costituzionale».

Siamo arrivati a un livello di scontro che minaccia sempre più di spaccare il Paese in due tronconi, e non è certo questa la situazione ideale per qualsiasi governo che voglia (ma Renzi ancora non lo ha fatto) prendere in mano la situazione per rilanciare economia e occupazione. Che sono i due veri problemi dell’Italia, non certo la revisione della Costituzione. Mala tempora currunt e forse è meglio cogliere l’occasione che viene offerta agli elettori (messi per lungo tempo in soffitta da Re Giorgio Napolitano) per dare un colpo mortale al regime che Renzi ha iniziato a instaurare e sta tentando di potenziare. Tanto più che finora, proprio in previsione del voto, Renzi sta spargendo promesse e elargizioni a destra e a manca, salvo poi ritornare sui suoi passi dopo la consultazione, viste le rilevanti esigenze di spesa dovute a terremoto e immigrazione. Per far fronte alle quali, non potendo ricorrere ad aggravi di tasse, bastonerà i soliti pensionati ricorrendo all’introduzione, magari sotto nuova forma, di contributi di solidarietà. Finora negati da tutti i rappresentanti del governo, per motivi elettorali. Ma alle promesse non mantenute di Renzi e dei suoi ci siamo da tempo, purtroppo, abituati. Per questo sarebbe opportuno dare un segnale forte di disapprovazione, ma anche se vincerà il No il premier non si farà tanto facilmente da parte e ogni decisione sarà rimandata al Capo dello Stato, che finora ha fatto sfoggio di una grande prudenza.

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