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Berlino, strage mercatino natale: il killer tunisino ricercato sbarcò in Italia quand’era minorenne

BERLINO –  La polizia tedesca e quelle dei principali paesi europei hanno lanciato oggi una gigantesca caccia all’uomo per catturare il presunto killer di mercatino di Natale di Berlino, che lunedì sera ha provocato almeno 12 morti e decine di feriti, al volante di un tir lanciato sulla folla, a due passi dalla Chiesa del Ricordo. Un attentato rivendicato dall’Isis. Il ministro dell’interno tedesco, Thomas de Maizière, ha annunciato che è stato emesso un mandato di cattura per tutta l’area Schengen, nei confronti di un nuovo sospettato, non necessariamente il colpevole, ma i dubbi sono pochi. Potrebbe essere ferito e per questa ragione sono in corso ispezioni in tutte le cliniche e ospedali di Berlino e del Brandeburgo. La polizia di Berlino ha ricevuto oltre 500 segnalazioni del sospetto, di cui è stata diffusa una fotografia.

Secondo fonti di polizia, citate dalla stampa tedesca e britannica, si tratta di un giovane tunisino di 21 anni (24 secondo alcune fonti), Anis A. (Amri secondo alcuni quotidiani), i cui documenti sono stati ritrovati sul tir della morte. Se n’è impadronito dopo una colluttazione con l’autista polacco del mezzo, Lukasz Urban, 37 anni, morto da eroe tentando di neutralizzare, ma senza successo.

Il killer sbarcò in Italia quando era ancora minorenne. Lo si apprende da fonti della sicurezza. Il giovane arrivò da solo, come migliaia di minorenni non accompagnati che ogni anno raggiungono il nostro paese. Le autorità italiane stanno ora ricostruendo il percorso seguito dal tunisino prima di lasciare il nostro paese. Anis, secondo la Sueddeutsche Zeitung, ha poi raggiunto la Germania nel 2015. E’ stato quindi fermato dalla polizia ad agosto con un falso documento d’identità italiano a Friedrichshafen, località sul lago di Costanza, al confine con la Svizzera. In quel momento risultava registrato in un centro per richiedenti asilo a Emmerich sul Reno, nell’area di Kleve, al confine con l’Olanda, ma poi il domicilio era stato cancellato dalle autorità. Il giovane, recentemente radicalizzato, avrebbe utilizzato almeno 12 nomi falsi tra cui anche un nome egiziano, secondo la tv N24.

Dunque prima le frontiere colabrodo dell’Italia poi le negligenze delle polizia tedesca hanno favorito, come è accaduto anche per il passato, l’ingresso, la libera circolazione e l’azione omicida di individui e gruppi criminali radicalizzati. L’Europa e l’Italia dovrebbero trarne le conseguenze, ma sembra che da quest’orecchio non ci sentano proprio.

 

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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