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Pubblico impiego: lotta all’assenteismo anomalo e ai furbetti del week end

E’ pronta la stretta sui fenomeni di assenteismo anomalo. Il ministero della Pubblica amministrazione sta in questi giorni lavorando a ritmi serrati sul decreto che riformerà il testo unico del pubblico impiego, da presentare per metà febbraio, e un focus sarà dedicato proprio a contrastare i furbetti del weekend, che saltano ripetutamente il lunedì e il venerdì, e i casi di assenteismo di massa, ovvero quando si registra un tasso molto più alto del solito che sottende un’organizzazione mirata.

Oggi non ci sarebbero infatti strumenti ad hoc in grado di colpire comportamenti anomali. La materia rientrerà sia nel nuovo Testo Unico, attuativo della riforma Madia, che traccerà la cornice dell’intervento, sia nei rinnovi contrattuali, visto che l’accordo del 30 novembre scorso, tra sindacati e governo, impegna le parti, attraverso una coerente normativa contrattuale, a contrastare fenomeni anomali di assenteismo. Sarà quindi compito delle parti studiare delle leve che permettano di incentivare atteggiamenti virtuosi, legando il tutto a obiettivi di produttività.

La partita sui distacchi e i permessi sindacali si gioca in questi giorni all’Aran. Mercoledì prossimo, il 1 febbraio, i sindacati sono stati convocati dal presidente dell’Agenzia Sergio Gasparrini (dopo l’incontro interlocutorio del 10 gennaio) per accordarsi sulla distribuzione delle prerogative sindacali.

Una questione apparentemente tecnica ma importante, senza cui non si potrà procedere all’apertura della trattativa sui rinnovi contrattuali del pubblico impiego, fermi da 7 anni e su cui Cgil, Cisl e Uil hanno raggiunto lo scorso 30 novembre un accordo con il ministro della Funzione pubblica che prevede un impegno per un aumento medio di 85 euro mensili e nuove norme legate ai premi.

L’accordo sulla ripartizione dei distacchi e dei permessi alle organizzazioni sindacali deve confluire in un vero e proprio contratto collettivo nazionale quadro per il triennio 2016-2018 ed è probabile che non avrà una valenza meramente tecnica, a valle della rappresentanza nei comparti passati da 11 a 4, in realtà a 5 se si considera anche quello dei dipendenti della Presidenza del Consiglio. Si tratterà di definire gli strumenti operativi, ma da un accordo su una mera distribuzione si potrebbe passare a una riscrittura di norme giuridiche sulle prerogative afferma Massimo Blasi, segretario confederale di Cisal.

La partita è delicata perché l’accumulo di permessi può portare a distacchi lunghi, anche di un anno, dei rappresentanti sindacali dei lavoratori pubblici che finiscono per fare i sindacalisti a tempo pieno. E coloro che appartengono ai sindacati più forti potrebbero essere avvantaggiati. In sede di trattativa va trovato un equilibrio, non sempre facile visto che l’Aran deve cercare il maggior consenso possibile. I permessi e distacchi nel pubblico impiego comunque, rispetto al passato erano stati dimezzati dal governo Renzi, perché rappresentano una sottrazione di energie produttive agli uffici pubblici e un’importante fonte di finanziamento per i sindacati.

Può darsi, e i segnali spingono in questa direzione, che una delle poche battaglie ingaggiate da renzi per eliminare alcune storture della pubblica amministrazione vada adesso in fumo. Sono infatti alle viste accordi che probabilmente manterranno ai sindacalisti alcuni anacronistici privilegi. Una volta tanto che Renzi ne aveva azzeccata una, si cerca di eliminare anche i lati positivi9 della sua azione.

 

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Ezzelino da Montepulico


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