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Sicurezza urbana: la vera tutela dei cittadini non dalle ordinanze dei sindaci, ma dalla collaborazione con i prefetti

Abbiamo già illustrato i contenuti dell’ennesimo decreto sulla sicurezza urbana, ma adesso vogliamo appuntare la nostra attenzione su alcuni aspetti particolari della nuova normativa. Ricordando che è ormai ciclica la tentazione di affidare compiti più incisivi ai sindaci, ma poi si è sempre tornati indietro per l’inutilità di questi sforzi. Ritengo perciò opportuno fornire un quadro storico di queste vicende, ma lo illustrerò a passo di gambero, procedendo a ritroso, e iniziando quindi dagli ultimi decreti approvati dal governo Gentiloni.

A tal proposito il ministro Minniti ha ricordato che «la sicurezza urbana va intesa come un grande bene pubblico. La vivibilità, il decoro urbano e il contrasto alle illegalità sono elementi che riguardo il bene pubblico». E ha spiegato che il decreto «prevede il rafforzamento dei poteri di ordinanza dei sindaci: avranno potere autonomi e la possibilità di patti tra territori e ministero degli Interni che prima non avevano una cornice legislativa».

Controllo sul territorio – Il decreto prevede forme di cooperazione rafforzata tra i prefetti e i Comuni con l’obiettivo di incrementare i servizi di controllo del territorio e promuovere la sua valorizzazione. In Italia, ha detto il ministro, il modello sicurezza funziona, «non c’è emergenza ma bisogna stabilire che se il centro è modello nazionale si può pensare ad un modello che guardi meglio il territorio da Bolzano a da Agrigento».

Vandali – Con il decreto legge scatterà per i vandali l’obbligo di ripulitura e ripristino dei luoghi danneggiati, con obbligo di sostenere le spese o rimborsarle. Prevista anche una prestazione di lavoro non retribuita in favore della collettività per un tempo non superiore alla durata della pena sospesa.

Pulizia – Nel decreto sulla sicurezza urbana c’è una «norma che prevede la pulizia e il ripristino per violazioni al decoro urbano. Il giudice, cioè, se qualcuno sporca, può condannarlo a ripristinare quello che ha sporcato: è una sfida di civiltà», un fattore sottolineato dal ministro.

Divieto di frequentare esercizi pubblici e aree urbane (Daspo): Arriva anche la possibilità di imporre il divieto di frequentazione di determinati pubblici esercizi e aree urbane ai soggetti condannati per reati di particolare allarme sociale. Si tratta della trasposizione del Daspo applicato dal questore per le manifestazioni sportive, anche all’ambito della vita civile, questa volta applicato dal Sindaco.

Già la Lega Nord, ministro dell’interno Roberto Maroni, aveva introdotto nel pacchetto sicurezza del 2008 norme che attribuivano poteri più ampi di ordinanza ai sindaci, ma l’utilizzazione di questi poteri fu così disomogenea e talvolta eccessivamente creativa, creando disposizioni inutili e costringendo addirittura la Corte Costituzionale a intervenire per correggerne alcuni aspetti. Anche allora, di fronte alle richieste dei sindaci, smaniosi d’intervenire in questo settore, furono attribuiti loro, quali ufficiali di Governo poteri d’intervento «sulla prostituzione in strada e sul traffico di stupefacenti, sull’accattonaggio compiuto da minori e su quello molesto, sui fenomeni di violenza legati all’abuso di alcol e sui comportamenti che offendono la pubblica decenza, sul danneggiamento del patrimonio pubblico e di quello privato, sull’occupazione abusiva di immobili e su quella di suolo pubblico, sull’abusivismo commerciale e sulle situazioni che costituiscono intralcio alla pubblica viabilità». Un elenco non dissimile da quello illustrato da Minniti. Capostipite di questi provvedimenti era stata l’ordinanza antilavavetri dell’allora Assessore sceriffo di Firenze, Graziano Cioni , nell’ agosto 2007.

Ero nel 2007 – 2008 prefetto di Padova e ricordo che, a fronte di alcune ordinanze di buon senso contro prostituzione ed altri fenomeni, ci fu in tutt’Italia una proliferazione di provvedimenti sugli argomenti più strani. Si andava dal divieto di sostare nei parchi, la notte, in più di due persone (Novara), alla multa per i fidanzatini «colpevoli» di leggere un libro sul prato (Vicenza); dalle sanzioni contro la carrozza di Babbo Natale (Trento), al divieto imposto ai massaggi alla schiena sulla spiaggia (Rimini). A Lucca si chiude la città ai kebab, a Eboli si multano i baci in auto e ad Eraclea si proibiscono i castelli di sabbia. La mendicità è vietata ad Assisi, città che ha dato i natali al fondatore di un ordine mendicante (S. Francesco), mentre Roma, Venezia e Pisa si varano provvedimenti contro i «borsoni» per colpire l’ambulantato abusivo. Le «ordinanze creative» dei Sindaci hanno suscitato allora addirittura il sarcasmo dei media internazionali. Ha cominciato Le Monde, il 13 Agosto 2008, parlando di «operazioni di folclore», mentre l’inglese The Independent ha rincarato la dose solo pochi giorni dopo: «quando una cosa è divertente, l’Italia ha una legge che la vieta»

Quando furono attribuiti questi poteri ai sindaci, in teoria in sostituzione dei prefetti, l’ex ministro della Giustizia Castelli affermò: «Per noi (della Lega, ndr) storicamente il prefetto era una figura negativa, perché era l’ufficiale di Governo che aveva potere di vita e di morte sui sindaci».

Ora i tempi sono cambiati, la collaborazione fra enti locali, regioni e Stato in tema di sicurezza, è molto sviluppata grazie ai patti per la sicurezza sottoscritti ovunque. Ma soprattutto grazie al buon senso di moltissimi prefetti, sindaci e responsabili delle Forze dell’ordine, che continuano ad elaborare le strategie migliori e più indicate per i loro territori in seno ai Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica presieduti dai prefetti. Soprattutto in considerazione del fatto che la tutela della sicurezza, anche urbana, difficilmente può essere realizzata con il solo apporto della polizia municipale, ma occorrerà sempre l’intervento decisivo delle Forze dell’ordine. Maggiori poteri ai sindaci potranno essere in qualche caso d’indubbia utilità, ma sempre nel quadro di un disegno e di una strategia complessiva degli apparati di sicurezza dello Stato, con il coordinamento dei prefetti.


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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