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Francia: quattro avversari per le elezioni presidenziali di domenica 23 aprile. Lotta serrata

PARIGI – Manca una settimana in Francia al primo turno delle elezioni presidenziali che tengono l’intera Europa con il fiato sospeso. Tutti i sondaggi indicano infatti che la leader del Front National Marine Le Pen passerà al primo turno del 23 aprile. E, malgrado la sua sconfitta al ballottaggio appaia più che probabile, la preoccupazione rimane forte. Un’eventuale vittoria dell’esponente di estrema destra avrebbe infatti conseguenze per la tenuta dell’Unione Europea, già impegnata a superare lo choc della Brexit e della vittoria di Donald Trump negli Stati uniti.

Quinta potenza mondiale, paese con diritto di veto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu e detentore dell’arma nucleare, la Francia è infatti nel cuore dell’Europa, non solo dal punto di vista geografico. L’asse franco-tedesco è da sempre il motore politico dell’Unione Europea, ma anche il simbolo del ripudio della guerra che è alla base dell’ideale europeo. E probabilmente in caso di vittoria della Le Pen questi equilibri muterebbero.

Al momento lo scenario del primo turno delle presidenziali francesi appare molto incerto. Vi sono quattro candidati che potrebbero passare al primo turno con percentuali fra il 22 e il 19%: Le Pen e l’indipendente di centro Emmanuel Macron sono in testa, ma li seguono a brevissima distanza il candidato della sinistra radicale Jean-Luc Melenchon e quello del centro destra François Fillon. Numeri così ravvicinati rendono difficile fare previsioni, tenendo conto anche dei tanti indecisi. Al ballottaggio del 7 maggio, qualunque sia l’avversario, Le Pen viene sempre indicata come sconfitta. Già nel 2002, suo padre Jean Marie venne superato al secondo turno delle presidenziali, con gli elettori socialisti che, pur di fermare il Front National, votarono per il candidato della destra tradizionale, Jacques Chirac. L’effetto fronte repubblicano è scattato anche alle elezioni regionali del 2015, dove il Front National non ha conquistato la guida di nessuna regione malgrado i successi del primo turno. Tuttavia la prudenza è d’obbligo.

Se Macron pesca sia a sinistra che nel centro destra moderato, Fillon ha un profilo molto conservatore e Melenchon si rivolge alla sinistra radicale. Molto dipenderà anche dall’affluenza al secondo turno, tenendo conto che l’8 maggio è festa in Francia e che una parte dell’elettorato potrebbe partire per il lungo weekend.

Macron, ex ministro dell’Economia di Franςois Hollande, è al momento il candidato che viene considerato il più probabile vincitore. Anticasta, ma non antisistema, è dichiaratamente europeista. Una vittoria di Fillon sposterebbe invece a destra l’asse europeo. Quanto a Melenchon, cresciuto a sorpresa nei sondaggi negli ultimi giorni, il suo programma promette che se non sarà possibile cambiare il rapporto con l’Europa sarà meglio uscirne. Al di là del risultato finale, il voto presidenziale mostra una Francia smarrita e indecisa. Una Francia nella quale sono in netta difficoltà i candidati dei due partiti storici che hanno finora retto il paese: il primo – il socialista Benoit Hamon- non viene considerato neanche fra i principali concorrenti, mentre l’altro, il conservatore François Fillon, potrebbe non superare il primo turno.

 

 

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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