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Moneta: la Germania non piange se la Grecia esce dall’Euro. Monito per l’Italia?

Il Parlamento greco
Il Parlamento greco

Mancano poco più di tre settimane alle elezioni politiche in Grecia. I paesi dell’Eurozona e i mercati seguiranno molto attentamente l’appuntamento, visto che una vittoria di Syriza, guidata da Alexis Tsipras, potrebbe cambiare radicalmente gli equilibri vigenti nell’Unione Europea. E già si rincorrono le prime indiscrezioni sulle conseguenze di un possibile governo guidato dal leader radicale greco.

DER SPIEGEL – Il settimanale tedesco Der Spiegel afferma che il governo tedesco riterrebbe che l’Eurozona sia assolutamente in grado di sopravvivere all’eventuale uscita della Grecia, se sarà necessario. L’articolo cita fonti del governo, che riferiscono a loro volta in particolare voci sulle convinzioni sia del cancelliere Angela Merkel che del ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble. Per i due esponenti politici l’Eurozona, dal primo gennaio a 19 con l’ingresso della stabile ed economicamente affidabile Lituania, potrebbe gestire senza danni l’eventuale addio della Grecia all’Euro. Il governo tedesco solo in un secondo tempo ha precisato di non aver cambiato posizione in merito ad un’uscita della Grecia dalla zona Euro. Poche ore prima, lo stesso portavoce della Merkel, Georg Streiter,  aveva invece commentato la notizia pubblicata dal settimanale ‘Der Spiegel’ limitandosi a sottolineare che la Germania parte dalla premessa “che in futuro la Grecia continuerà ad assolvere ai propri impegni”

GRECIA – «Il pericolo di un contagio è limitato perche Portogallo, e Irlanda (gli altri due Paesi salvati) si debbono considerare riabilitati», informa lo Spiegel. L’European Stability Mechanism (ESM), il fondo di salvataggio dell’Eurozona, istituito di recente, costituisce un «efficace» sistema di recupero.  In sintesi il settimanale di Amburgo riferisce che per il governo tedesco l’uscita della Grecia dall’Euro sarà inevitabile se i sondaggi saranno confermati nelle urne il 25 gennaio e a vincere sarà l’estrema sinistra di Syriza di Alexander Tsipras, che non vuole uscire dall’euro ma intende rinegoziare l’accordo di salvataggio con la troika cancellando una grossa fetta del debito pubblico greco.

TSIPRAS – La previsione più concreta, allo stato attuale, infatti non è che la Grecia dopo le prossime elezioni esca dall’euro, piuttosto che qualcuno in Europa sia tentato di buttarla fuori. Dall’inizio della crisi Alexis Tsipras non ha mai minacciato un ritorno alla dracma ed ha imposto questa linea anche alla minoranza di sinistra del suo partito, capeggiata dall’euroscettico Panagiotis Lafazanis. Se vincerà le elezioni chiederà, tuttavia, la fine dei sacrifici chiesti dalla troika e la possibilità di rinegoziare il debito, «se non un taglio, almeno un allungamento delle scadenze», come spiega una fonte vicina al leader di Syriza. Ad Atene infatti, e anche in Europa, è iniziato un velato gioco dei ricatti incrociati. Se dalle file di Syriza qualcuno nei giorni scorsi ha cominciato a minacciare che la Grecia potrebbe non ripagare il debito, da Berlino è arrivato prontamente il primo altolà di un deputato del partito della Merkel, che ha avvertito i greci che l’Europa può fare a meno di loro. Dall’entourage di Tsipras anche ieri ribadivano la linea ufficiale: «non saranno prese decisioni unilaterali», ma il rischio che alzate di testa tra i suoi possano suscitare reazioni forti in Europa o tra gli investitori internazionali, esiste.

ITALIA – Si tratta di esagerazioni preelettorali? Vedremo cosa succederà alla fine del mese e quali saranno le decisioni che verranno prese dalle parti in causa. Certo è che queste prime affermazioni, seppur non ufficiali, provenienti dalla Germania fanno temere che la Cancelliera Merkel sia disposta a perdere pezzi dell’eurozona pur di continuare nelle politiche di rigore imposte dalla Commissione. Poiché la Repubblica Federale tedesca è il paese che, bene o male, decide in pratica l’indirizzo delle politiche europee del rigore, non ci si potrà meravigliare se la previsione di un’esculsione si realizzerà per la Grecia, e anzi sarà estesa anche ad altri paesi. Il prossimo nel mirino potrebbe essere l’Italia se il governo di Renzi non riuscirà a provare in Europa l’efficacia e la bontà delle sue riforme, per ora solo annunciate. È ben vero che siamo uno dei Paesi fondatori, che economicamente e politicamente il nostro peso è molto superiore a quello ellenico, ma niente ci assicura che l’Europa non decida in futuro, visti vani i nostri sforzi, di buttarci fuori prima dall’euro e poi (forse) anche dall’Europa. 

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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