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Riduzione del numero dei parlamentari: governo, FdI e Forza Italia favorevoli, Il Pd, contrario, minaccia ricorso alla Consulta

ROMA – Scade oggi alle 13 il termine per presentare emendamenti per la proposta di riforma costituzionale
presentata da M5s e Lega per ridurre il numero dei parlamentari, passando dagli attuali 315 deputati a 200 e dai 630 senatori a 400. In mattinata alla Camera comincia la discussione del provvedimento, approvato dal Senato il 7 febbraio scorso. Previsti finora emendamenti del Pd, di Liberi e uguali, di +Europa e Fratelli d”Italia. A Palazzo Madama la riforma passò con i voti di Forza Italia e Fratelli d’Italia, oltre alla maggioranza.
Il testo intende modificare gli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione che regolano l’elezione dei parlamentari, compresi i senatori a vita. Tra i contrari, i Dem che ripresenteranno i 16 emendamenti proposti in commissione Affari costituzionali di Montecitorio e respinti come inammissibili (da qui la minaccia di un ricorso alla Consulta), più altri. «Non è accettabile che una riforma di questo tipo si faccia solo sforbiciando i numeri – denuncia il deputato Stefano Ceccanti – Non si può non discutere anche delle funzioni delle Camere e dell’elettorato e chiedersi ad esempio se si vuole una Camera unica o un Senato come una Camera specializzata». Tra le modifiche suggerite dal
Pd, il voto dei diciottenni anche al Senato. Su questo, il M5s ha annunciato che farà un disegno di legge ad hoc e successivo.
Per Riccardo Magi di +Europa, «è una riforma molto demagogica e elettoralistica» e annuncia 16 emendamenti. Siamo favorevoli a un ridimensionamento del numero dei parlamentari – spiega il deputato – ma non a un taglio fatto con l’accetta com’è questo. Crediamo che ci saranno conseguenze sull”organizzazione dei lavori. La maggioranza sostiene che i lavori saranno più snelli e rapidi e che si risparmieranno soldi. Si tratta di una decina di milioni di euro l’anno e comunque non siamo convinti che ci sarà risparmio – continua – perché ora un parlamentare fa parte di una sola commissione ma, riducendone il numero complessivo, verranno distribuiti in più commissioni. Si avranno così più spese per le segreterie e un rallentamento dei lavori parlamentari». Per il capogruppo di FdI Francesco Lollobrigida “avremmo preferito una riforma più ampia, perciò presenteremo emendamenti migliorativi ma ci comporteremo come al Senato», conclude.

Il Pd è contrario probabilmente perché molti dei suoi esponenti perderebbero l’unica fonte di sostentamento e perché in tal modo diminuirebbero anche le clientele.

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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