In “rosso” un’impresa manifatturiera su cinque

In rosso un'impresa manifatturiera su cinque
In rosso un’impresa manifatturiera su cinque

FIRENZE – Una impresa manifatturiera su cinque in Toscana ha chiuso il 2012 con margini operativi lordi negativi. In pratica, va male il 20 per cento delle società, mentre l’anno precedente questo dato era fermo all’8,8 per cento. Le stime dell’Osservatorio di Unioncamere Toscana sui bilanci delle società di capitale non sono incoraggianti. Anche perché è salita sensibilmente la richiesta di Cassa integrazione, aumentata del 40 per cento.

Secondo i ricercatori di Unioncamere Toscana, la compressione dei margini e il peso crescente del costo del debito rispetto al fatturato sta mettendo in ginocchio il nostro settore produttivo.

La previsione per la chiusura dei conti economici 2012 segnala come ogni azienda generi meno di 4 euro di liquidità ogni 100 di fatturato (7,3 nel 2011).

Secondo i calcoli dell’unione camerale, il 27,5 per cento delle imprese manifatturiere analizzate evidenzia difficoltà nel coprire il rimborso degli oneri finanziari sui prestiti con i propri flussi di cassa operativi.

Un dato che se unito insieme a quello recentemente fornito da Unioncamere sui consumi ridotti al minimo in Toscana evidenzia come la nostra economia sia sostanzialmente in ginocchio. Nel periodo luglio-settembre 2012, infatti, è stato registrato un calo delle vendite al dettaglio del 7,4%, il più pesante rilevato dal 2005 ad oggi. Concause della drastica riduzione dei consumi si possono individuare nel peggioramento del quadro congiunturale, nell’aumento degli oneri fiscali e dei prezzi e nelle incertezze sul futuro economico e lavorativo di molti toscani.

“Lo scenario attuale deve diventare la spinta per una vera innovazione – aveva già sottolineato il presidente di Unioncamere Toscana e della Camera di commercio di Firenze, Vasco Galgani -. Il messaggio è chiaro da tempo, l’imperativo è quello del fare rete per arrivare a proporre al consumatore condizioni di prezzi comunque favorevoli e altri servizi aggiuntivi che il singolo negozio non riesce a gestire. Solo una rete di negozi può ad esempio impegnare risorse nella ricerca di soluzioni nuove, in qualche caso anche high-tech, per raggiungere una nuova categoria di utenti, magari giovani e tecnologici. Non solo, anche in settori più tradizionali, come la consegna o la consulenza per gli acquisti, le reti di negozi di vicinato possono giocarsi un vantaggio competitivo rispetto alla grande distribuzione. Ora, prima che sia troppo tardi, è il momento di impegnarci tutti su questa strada, come Sistema Camerale con iniziative di formazione e di sostegno, come singoli operatori nel non lasciarsi abbattere dai dati negativi.”

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