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Marò: i troppi silenzi del Governo

Ospitiamo un intervento del generale  Calogero Cirneco, Presidente dell’Unuci – Unione Nazionale Ufficiali in Congedo – Sezione di Firenze

Non sta a me giudicare le recondite motivazioni che hanno indotto il Governo italiano, prima a proclamare la ferma intenzione di non consentire più il rientro in India dei due Sottufficiali del San Marco al termine del permesso di rimpatrio e poco dopo la rapida decisione contraria. Certamente non è stata fatta una bella figura a livello universale.

Al di là di questi continui errori di percorso, è assolutamente sorprendente che il Governo continui a compierne uno fondamentale sin dall’inizio della storia. Anche quando ha deciso di trattenere in Italia i due Marò, l’ha fatto con riferimento al Diritto Internazionale senza tenere in alcun conto il dubbio che arrovella il cittadino medio italiano: i due Militari sono veramente responsabili della morte (anche se non intenzionale) dei due pescatori?

In caso affermativo, la cosa più utile sarebbe quella di riconoscere l’errore pur pretendendo che essi vengano giudicati in Patria secondo il Diritto Internazionale sulla base della posizione in acque extraterritoriali della nave. Tutto questo – ritengo – sarebbe considerato senza dubbio in modo positivo dalle Autorità Indiane. In caso negativo, è proprio questa la tesi da portare avanti e da sostenere, soprattutto in ambito nazionale, per creare un comune senso di solidarietà verso due Servitori dello Stato ingiustamente accusati.

In tutto il lungo periodo di svolgimento di questa storia senza fine, il Governo Italiano si è mostrato assolutamente “assente” nei riguardi della propria opinione pubblica. Non ha detto o fatto dire (anche informalmente) una sola parola di sostegno sulla assoluta estraneità del personale del San Marco nell’increscioso episodio della morte dei due pescatori. Eppure vi sono indicazioni certe, scaturite dall’esame di dichiarazioni e documenti di origine esclusivamente indiani, circa l’impossibilità che i nostri Militari siano stati coinvolti in quell’episodio; lo dimostra un’attenta analisi del Ing. Luigi Di Stefano noto ed importante Perito Giudiziario italiano nel suo ottimo lavoro reperibile sul sito internet all’indirizzo <http://www.seeninside.net/piracy/index.htm > sin dal mese di aprile 2012 e finora mai smentito da alcuno.

Questo “assordante” silenzio interno delle nostre Autorità alimenta un crescente senso di disagio anche fra coloro che hanno un forte senso dello Stato e sono propensi a sostenerne le azioni, mentre danno, per contro, sempre più forza agli strepiti di chi, per partito preso, è sempre stato ostile a tutto ciò che rappresenta l’autorità dello Stato ed in particolare alle Forze Armate ed alle Forze di Polizia.

Come potrà essere moralmente giustificata di fronte all’opinione pubblica la futura e certa assoluzione che la Magistratura italiana (prontamente intervenuta, con perfetta scelta dei tempi!) dovrà pronunciare nel riconoscere che i due episodi (azione dei militari nel respingere un probabile atto di pirateria e causa della morte dei due pescatori) sono fatti distinti e distanti nel tempo e nello spazio? Come ampiamente dimostrato dalla relazione Di Stefano già citata? Resterebbero certamente delle ombre e delle incredulità con facili osservazioni su un “processo aggiustato”.

L’onore, che è una delle poche cose che un militare possiede, è facile da perdere ma ben più difficile da acquisire o riacquisire. I politici italiani, abituati a “spendere” il proprio nel gioco del “prima e dopo elezioni” evidentemente non si curano per nulla di quello degli altri ed in particolare di quello di due Sottufficiali delle Forze Armate Italiane.

Difesa, Governo


Calogero Cirneco

Presidente Unuci Firenze
redazione@firenzepost.it

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