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La cittadinanza non è una priorità

La ricorrenza del 2 giugno a Firenze è stata l’occasione per ricordare l’anniversario della fondazione della nostra repubblica, ma soprattutto per festeggiare la concessione della cittadinanza italiana per meriti speciali ai tre giovani senegalesi Moustapha Dieng, Cheiqh Mbengue e Mor Sougou, feriti il 13 dicembre 2011 da un simpatizzante di estrema destra.

Negli ultimi mesi si è fatto un gran parlare di cambiamenti della nostra legge sulla cittadinanza. Da sinistra si propone che chi nasce in Italia diventi cittadino italiano applicando il principio dello ius soli. In prima linea in questa battaglia si pone il ministro per l’integrazione Cécile Kyenge che, all’atto del giuramento, scatenò furiose polemiche dichiarando di non sentirsi completamente italiana: «Sono italo-congolese perché appartengo a due culture, a due Paesi che sono dentro di me e non potrei essere interamente italiana, non potrei essere interamente congolese, ciò giustifica anche la mia doppia identità, ciò giustifica ciò che io mi porto dietro.»

Successivamente la Kyenge ha continuato nelle sue esternazioni e ha sostenuto che l’Italia ha bisogno di esempi concreti e positivi per far vedere che “ormai è una società meticcia, mista e bisogna prenderne atto”.

Per esperienza personale ritengo anch’io che la legge sulla cittadinanza vada cambiata e semplificata, ma sono altrettanto convinto che questa non sia attualmente una priorità assoluta: occorre riflettere meglio per poter decidere le migliori modalità del processo di acquisizione della nostra nazionalità. Lavoro per i giovani, soccorso all’economia, rilancio dei consumi: senza questi fondamentali interventi non si va da nessuna parte, neppure se acquisiamo 5 milioni di nuovi cittadini.

Occorre contrastare decisamente chi si oppone per ragioni puramente ideologiche a queste modifiche, ma anche far riflettere chi propone l’immediata acquisizione della cittadinanza attraverso lo ius soli. Non sono fra quelli che temono l’invasione di extracomunitari al solo fine di far nascere i figli in Italia e far loro ottenere così la nostra cittadinanza: se non rilanciamo lo sviluppo non molti saranno invogliati a venire nel nostro paese.  Il ministro ha individuato in Mario Balotelli il modello d’integrazione e d’italianità: superMario è un atleta e un calciatore eccezionale, che ha fatto molto e farà molto per il nostro sport, ma che deve ancora maturare a livello di comportamento civile. Lo ha saggiamente osservato l’allenatore della Nazionale italiana Cesare Prandelli, commentando le dichiarazioni impulsive, poi corrette, rese dall’atleta su twitter dopo la recente espulsione patita  in una gara di qualificazione ai mondiali brasiliani.

Aggiungo altre annotazioni pratiche. Da prefetto sono stato testimone di moltissimi episodi nei quali gli immigrati hanno svolto con onestà e passione il loro lavoro, integrando le loro famiglie nella nostra collettività, e di molti atti di valore di alcuni cittadini extracomunitari che hanno sacrificato la vita per salvare quella altrui. Ma l’opinione pubblica è stata recentemente colpita da altri episodi nei quali cittadini stranieri sono stati protagonisti di gravi episodi di violenza. I recenti delitti col piccone ad opera di un immigrato ghanese irregolare a Milano, il cittadino senegalese che è accusato dell’omicidio della giovane Ilaria Leone a Castagneto Carducci, il fermo di un cittadino marocchino naturalizzato italiano e di un macedone di 24 anni, presunti responsabili dell’omicidio di un proprietario di pompe di benzina a Pesaro non sono certo destinati a confortare le lodevoli iniziative del ministro.

Questo Governo deve operare con urgenza per farci uscire dalla grave situazione in cui siamo precipitati, come altri paesi europei, ma occorre che il Presidente Letta ne indirizzi l’azione verso alcuni obiettivi fondamentali, evitando che singoli membri dell’esecutivo portino avanti battaglie di principio, pur rispettabilissime, ma che non costituiscono certo una priorità per la maggior parte dei nostri cittadini.

Balotelli, cittadinanza, Kyenge


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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