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Daniele Stefanini: «Picchiato e arrestato ma tornerò in Turchia»

Daniele Stefanini, fotoreporter livornese, fermato dalla Polizia turca
Daniele Stefanini, fotoreporter livornese, fermato dalla Polizia turca

LIVORNO – Picchiato e fermato durante gli incidenti di domenica scorsa a Istanbul dalla polizia turca, è stato rilasciato ed è tornato in Italia. Il 28enne fotoreporter livornese Daniele Stefanini è rientrato a Roma; lo hanno accolto a Fiumicino la sorella Alessia e i suoi genitori, Rossano e Cristina. Un racconto accorato il suo, su quello che ha visto, sopportato.

«Polizia ha usato dei metodi abbastanza violenti. Mi hanno gettato a terra con schiaffi, calci, pedate e lo spray urticante. Ho avuto paura» ha detto Stefanini, che era in Turchia da qualche giorno per seguire i movimenti di protesta e fare un reportage fotografico su quanto sta accadendo a Istanbul. Prima delle proteste scoppiate in Turchia, aveva lavorato sul movimento degli Indignados in Spagna. Stefanini non vive più a Livorno da circa un anno e abita a Roma dove lavora per un’agenzia fotografica. Il giovane fino a due anni fa era impiegato alla compagnia di navigazione Moby. Aveva lasciato il lavoro proprio per intraprendere la sua attività di fotografo freelance.

Nella liberazione ci ha sempre creduto: «Non potevano certo aprire un caso diplomatico per un fotografo. Ringrazio la diplomazia italiana, gli addetti al consolato che si sono mossi bene». Era abbastanza sereno Daniele al suo arrivo a Livorno. La brutta avventura vissuta a Istanbul lascerà il segno ma intano ha voglia di fare festa, di stare con la sua famiglia. Ma fa una promessa: «Voglio tornare in Turchia, è un Paese bellissimo».

Daniele Stefanini, 28 anni di Livorno, al suo arrivo all'aeroporto di Fiumicino
Daniele Stefanini, 28 anni di Livorno, al suo arrivo all’aeroporto di Fiumicino

E’ stato fermato durante un vero e proprio rastrellamento da parte della polizia, come il fotoreporter lo aveva definito sul suo profilo facebook. Barba incolta, vestito con una t-shirt grigia, pantaloni verdi, scarpe da trekking e zaino nero sulle spalle, appena sbarcato dall’aereo. «Mi hanno fermato nel momento in cui sono entrato in contatto con i manifestanti, ero su una strada che porta a Taksim, ho fatto due ore di scontri violenti con la polizia in mezzo a loro, tra nasi rotti, teste spaccate. Poi, improvvisamente mi hanno buttato a terra, senza ascoltarmi. Dopo l’arresto c’è stato un momento brutto, sul pullman, quando ci stavano portando alla stazione di polizia: si sono approfittati della mia situazione, dal momento che non capivo, mi montavano sui piedi, mi davano pizzicotti». Distrutto il suo materiale fotografico.

daniele stefanini, Turchia


Massimiliano Mantiloni

Giornalista

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