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Giustizia, avvocati in sciopero e riforme

cassazione
La Corte di Cassazione

La rappresentanza forense ha criticato duramente il cosiddetto «decreto del fare» per quanto riguarda gli interventi relativi alla giustizia. Gli avvocati hanno proclamato l’astensione dall’8 al 16 luglio e hanno chiesto che, dopo che l’incontro con il ministro Guardasigilli è saltato, le proposte dell’avvocatura vengano inserite in un maxi-emendamento nell’iter di conversione della legge. La categoria contribuirebbe così allo smaltimento dell’arretrato civile, alla risoluzione delle controversie in forma diversa dal processo, a offrire un contributo rilevante anche in tema di giustizia penale.

Lo sciopero non è forse il miglior mezzo per dimostrare la volontà di collaborazione. Sta di fatto che è urgente un intervento in tema di giustizia, da tutti auspicato ma da non molti facilitato. Il ventennio trascorso, nel quale si è dibattuto soprattutto dei problemi fra magistratura e Berlusconi, non ha portato alcun vantaggio per la gestione dei procedimenti giudiziari, per lo snellimento dei processsi, per garantire a tutti una giustizia veloce ed efficace. Se una sentenza arriva con anni luce di ritardo, se i delinquenti – già condannati – escono dal carcere per decorrenza dei termini, talvolta per qualche errore procedurale, i cittadini perdono fiducia nelle istituzioni.

L’unico progetto presentato dal governo è quello dell’abolizione dei cosiddetti tribunalini, sostenuta fortemente dal ministro della Giustizia, ma avversata da tante realtà locali. Occorre procedere in questo senso, ma anche realizzare altri interventi che consentano alla giustizia di funzionare meglio. Ricordo che a Torino il presidente del tribunale aveva attuato una prassi innovativa, con la collaborazione di magistrati, uffici amministrativi e avvocati, che aveva consentito la massima velocizzazione delle cause civili. Spesso le piccole modifiche sono anche quelle più efficaci, in attesa di quella grande riforma di cui tutti parlano, ma che è difficile da attuare perché toccherebbe interessi consolidati.

Abbiamo avuto esempi di sentenze riformate, di cause rinviate dalla Corte di Cassazione alle Corti d’appello competenti perché integrassero decisioni giudicate carenti nelle motivazioni. Ci saranno senz’altro inoppugnabili ragioni che  giustificano ritardi e lentezze: le storture sono insite  nel  sistema, che sembra concepito per produrle.

Eppure il nostro Paese non trova l’energia necessaria per tentare una sensata riforma. Ogni volta che se ne parla in sede politica l’argomento viene trattato da un particolare angolo di visuale, quasi che una riorganizzazione possa essere fatta soltanto pro o contro Berlusconi. Garantire tempi certi e ragionevolmente  brevi dei processi dovrebbe essere un dovere verso tutti gli italiani, ma  questo sembra spesso un trascurabile dettaglio.

Al ministro Cancellieri l’onere di farsi carico di quest’impresa: varare una riforma complessiva del sistema che renda la giustizia efficiente, rapida ed efficace e faccia sì che ogni potere resti nel suo ambito d’azione e non appaia diretto ad invadere ambiti diversi. Sarà difficile, ma per il bene del nostro paese mi auguro che possa riuscirci.

avvocati, sciopero


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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