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Silvio Berlusconi e Matteo Renzi

Dopo Silvio toccherà a Matteo Renzi

Silvio Berlusconi e Matteo Renzi
Silvio Berlusconi e Matteo Renzi

Riceviamo e pubblichiamo un commento di una nostra lettrice

Ventisette novembre duemilatredici. Ore 17 e qualcosa, 47 mi pare: «È decaduto». E sentir dire da alcuni che preferirebbero cambiare una vocale, mi disgusta assai. Ma andiamo oltre.

RESTARE IN CAMPO – «Dobbiamo restare in campo – dice Berlusconi dal palco – non disperiamoci se il leader del centrodestra non è più senatore. Ci sono leader di altri partiti che non sono parlamentari, come Renzi e Grillo. Anche da non parlamentare si può continuare a battersi e a combattere per il bene della nostra libertà». Il leone non demorde, ruggisce e ruggirà ancora. Fino alla morte, conoscendolo per averlo seguito per oltre 15 anni fino al Pdl, che ho sempre pensato fosse nato morto. I fatti ci hanno rivelato che era solo moribondo. Ma ora sorge un problema. Nel caso in cui si dovesse ritirare a vita privata, cosa improbabile ma non impossibile, avremmo sulle spalle qualche esodato in più.

CON CHI SE LA PRENDERANNO – Senza Berlusconi, come camperà Travaglio? Un pensiero che mi attanaglia la mente, ma mai dire mai. Che e di chi scriveranno? Di Cuperlo (nickname Coopy), Alfano,  Santanchè? Tempi duri anche per Crozza, Formigli, Santoro. Crollerano gli sponsor per certe Tv, come le vendite di alcuni quotidiani, che – come si dice – «fanno opinione».  Un disastro! Ma nel caso di un ritiro forzoso o fortuito di Silvio, chi sarà il prossimo agnello sacrificale?

RENZI NEL MIRINO – Attenzione Matteo. Da domani il capro espiatorio e il padre di tutte le disgrazie sarai tu. Forse ancora non conosci a fondo i tuoi compagni, altrimenti saresti già scappato. Pensa se fossi messo sotto interrogatorio da Cuperlo Coopy, roba da DDR, poi in Capraia a fare corsi di riabilitazione. Su Panorama già un articolo contro Renzi.  Non perdono tempo. Nelle prossime due settimane sarà un tiro al bersaglio contro di lui. C’è già Scanzi che sta seguendo le orme di Travaglio accanendosi alla grande.

LA TRADIZIONE PCI – Un amico «feisbukiano» esterna: «Io, da ex PCI e sostenitore di Renzi, posso persino arrivare a capire che altri ex Pci siano spaventati da Renzi. Mi rattrista il fatto che si trovino a dover votare e sostenere, come segretario nazionale del Pd, un modesto ed oscuro funzionario come Cuperlo, che nel mio Pci non sarebbe stato segretario anche della più piccola federazione. Sarebbe utile chiedersi come mai questa grande e nobile tradizione sia caduta così in  basso».

IL PECCATO DI MATTEO – No, perchè in realtà Matteo Renzi è un liberal. E i suoi non glielo perdonano.  È di ieri la sua ultima esternazione che io condivido in pieno, ma non so quanto  possa piacere  alla nomenklatura del suo Partito e ai veterocom che ancora, piaccia o non piaccia, sono tanti. «È facile combattere la povertà con i pacchi della Caritas, è facile dire che in parrocchia hanno quadruplicato gli aiuti, specie per le persone separate che non ce la fanno. È facile fare la lotta alla povertà, facendo le manifestazioni contro la povertà. Ma un partito politico non fa le manifestazioni contro la povertà, un partito politico cambia le cose, cambia le regole. Un partito agisce perché si crei occupazione, non mette le bandierine. La lotta alla povertà si fa portando investimenti, che non vuol dire fare dell’Italia un discount, ma creare lavoro». Appunto.

 

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Carla Ceretelli


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