Skip to main content

Non basta un emendamento per far sparire i clandestini

cie
un centro d’identificazione ed espulsione

Con un colpo di bacchetta magica il Governo fa sparire i clandestini. La ministra Kyenge non ha nascosto la sua grande soddisfazione; l’immigrazione clandestina non sarà più reato e torna a essere un illecito amministrativo. Ma manterrà valenza penale ogni violazione di provvedimenti amministrativi emessi in materia di immigrazione (come il fatto di rientrare in Italia una volta espulsi, ma anche l’obbligo di presentarsi in Questura). È questo il senso dell’emendamento del Governo al ddl sulla depenalizzazione e sulla messa alla prova, approvato dal Senato con 195 voti a favore, 15 contrari e 36 astenuti. Il testo contiene anche l’emendamento presentato dal governo per limitare il reato di clandestinità ai casi di recidiva. Il ddl dovrà tornare alla Camera.

GOVERNO –  Il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri ha spiegato: «Da un lato il reato viene abrogato dall’altro viene trasformato in illecito amministrativo». Ciò significa che chi per la prima volta entra clandestinamente nel nostro paese non verrà sottoposto a procedimento penale, ma verrà espulso. Ma, se rientrasse, a quel punto commetterebbe reato. Recita il testo del Governo: «All’articolo 2, comma 3 sostituire la lettera b con la seguente: abrogare, trasformandolo in illecito amministrativo, il reato previsto dall’articolo 10 bis del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n 286, conservando rilievo penale alle condotte di violazione dei provvedimenti amministrativi adottati in materia».

BONINO – Sempre in tema d’immigrazione, il ministro degli Esteri Emma Bonino è intervenuto in commissione al Senato dichiarando che: «Il nostro problema non è quello di sapere quanti immigrati dobbiamo prendere in Italia, anche perché sappiamo che Germania e Bulgaria, ad esempio, ne hanno di più di noi, ma il problema vero è il controllo delle frontiere». La ministra ha lanciato anche un allarme sicurezza, in riferimento ai milioni di rifugiati che arrivano nel nostro Paese. «Tra donne e bambini trovano facile nascondiglio tutta una serie di altri signori. Si tratta di un problema europeo perché l’Italia è un Paese di transito e dove vanno a finire le cellule dormienti è una questione europea». E l’Europa, nonostante le promesse, su questo tema ha fatto e fa troppo poco.

ILLECITO AMMINISTRATIVO – Ma torniamo alla «retrocessione» del reato di clandestinità a semplice illecito amministrativo. Sicuramente ci sarà una diminuzione del numero degli stranieri che finivano in carcere per questo motivo, ma l’applicazione del procedimento amministrativo finora ha dato molto poche garanzie di efficacia pratica. La spesa per gestire i flussi migratori, cioè controllo delle frontiere, identificazione dei clandestini, espulsione, politiche di integrazione, negli ultimi anni è risultata in continuo aumento. Per il 2012 circa 700 milioni di euro. Un clandestino rimane nei Centri di identificazione ed espulsione cinque mesi in media e ci costa 7mila euro. I dati degli ultimi due anni dimostrano che appena un decimo degli stranieri colpiti da decreti d’espulsione viene espulso davvero. Gli altri ricevono il foglio di via, dovrebbero allontanarsi da soli, ma non lo fanno quasi mai.

SINDACATO POLIZIA – Commentando gli effetti della legislazione prima in vigore, con riferimento al reato di clandestinità, Nicola Tanzi, segretario generale del Sap, uno dei sindacati di polizia maggiormente rappresentativi, non ha dubbi: in molti episodi, di fronte a immigrati che delinquono abitualmente, al decreto di espulsione è difficile arrivare. «Bisogna avere il coraggio di dirlo chiaro e tondo: la legge sulla clandestinità aggrava inutilmente il lavoro delle forze di polizia e mina il controllo del territorio e la sicurezza dei cittadini». «Il reato di clandestinità, prevedendo l’arresto obbligatorio in flagranza e il processo per direttissima, implica che gli stranieri vadano presi e accompagnati non subito in carcere, ma nelle strutture di polizia, e tenuti in custodia fino al giorno dopo quando ci sarà il processo. Ciò comporta che le pattuglie dovranno abbandonare il territorio per sorvegliare i fermati: ovvero meno sicurezza». Se una pattuglia identifica un irregolare, deve sospendere ogni altra azione per seguire tutto il farraginoso iter di identificazione. Al termine del quale dovrà condurre il clandestino in un Cie. Strutture dove i problemi non mancano, con frequenti rivolte e danneggiamenti, che spesso ricadono sui Reparti mobili della polizia: tutto personale che viene ancora sottratto al territorio».

Attendiamo che il ddl torni alla Camera per l’approvazione definitiva; là saranno possibili correzioni e la Lega Nord ha già preannunciato che presenterà un emendamento volto a ripristinare il reato di clandestinità. In ogni caso, tenuto conto della situazione, così come descritta, dovremo aspettarci che l’abrogazione del reato di clandestinità varrà probabilmente a diminuire le presenze nelle galere, come auspicato dalla ministra Cancellieri, che vuole presentarsi in Europa col risultato di una diminuzione della pressione sulle carceri. Occorrerà valutare bene il riflesso che questa situazione comporterà sulla tenuta della sicurezza e se comporterà una diminuzione dell’impegno delle Forze di polizia in questo settore. Da parte mia non sono sicuro che il gioco valga la candela.

clandestinità, Kyenge, reato


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Time limit is exhausted. Please reload the CAPTCHA.

Firenze Post è una testata on line edita da C.A.T. - Confesercenti Toscana S.R.L.
Registro Operatori della Comunicazione n° 39741