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Toscana, legge elettorale: qui tornano le preferenze

Palazzo Panciatichi, sede del Consiglio regionale della Toscana
Palazzo Panciatichi, sede del Consiglio regionale della Toscana

FIRENZE – Prima Regione ad abolire le preferenze nella legge elettorale ( 2004), la Toscana ora le sta ripristinando. Il gruppo di lavoro, presieduto da Daniela Lastri (Pd) è vicino alla conclusione del suo lavoro. Il voto in Aula è previsto fra la fine di febbraio e la prima metà di marzo.

ASSESSORI -La proposta del Pd (renziani compresi) che ripristina le preferenze  incontra il favore di tutti i gruppi di Palazzo Panciatichi, tranne Forza Italia. Che non le vorrebbe, ma sarebbe forse disponbile a un compromesso: potrebbe dire sì se venisse ripristinata la compatibilità fra lo status di consigliere e quello di assessore. Sarebbe un ritorno all’antico, quando gli assessori erano scelti fra gli eletti. Motivo? Nell’ottica di Forza Italia non ci sarebbe solo il risparmio di otto indennità (quanti saranno gli assessori nella legislatura 2015-2020) ma anche un preciso calcolo politico: la sottrazione di otto poltrone alla maggioranza di centrosinistra che evidentemente viene ancora considerata favorita per le elezioni regionali del 2015. Non basta. I berlusconiani vorrebbero ritardare la discussione della riforma, in Toscana, in attesa dell’approvazione dell’Italicum, che sta andando avanti a grandi passi a Roma. Forza Italia tiene moltissimo al fatto che gli assessori siano consiglieri. Se ottenesse questo risultato, sarebbe forse disponibile anche ad accettare le preferenze che volle tenacemente cancellare, insieme ai Ds, nel 2004. Le preferenze non piacciono a Berlusconi, ma i rappresentanti del suo gruppo in Regione stavolta si rendono conto di essere i soli contrari. Per questo potrebbero arrendersi in cambio di un risultato politico non di poco conto.

SBARRAMENTO – Altro punto ancora in discussione, la soglia di sbarramento: i piccoli partiti della maggioranza di centrosinstra, in particolare Sel e il Psi, vogliono abbassarla dal 4% al 3%. E naturalmente questo non dispiacerebbe al Nuovo Centro Destra e all’Udc. Potrebbe restare invece lo sbarramento al 4% per le coalizioni. Non manca poi il dibattito sul premio di maggioranza: il Pd lo propone al 40% (l’accordo Berlusconi-Renzi, a livello nazionale, lo prevede al 37%) concedendo a chi vince il 60% dei seggi. Ma si va verso una mediazione: innalzamento della soglia al 45% e limitando la concessione dei seggi fino al 55%.

In ogni caso, la notizia del giorno riguarda la convergenza verso il ritorno delle preferenze, accettate dai renziani, ma fortemente volute dal governatore, Enrico Rossi, e probabilmente dalla stragrande maggioranza dei toscani. Abolite nel 2004, soprattutto sotto la spinta dei Ds, le preferenze diventarono buono scambio con Forza Italia che invece puntavano a un forte aumento di seggi. Così nacque l’inciucione, il toscanellum capace di essere copiato a Roma tanto da diventare il Porcellum nazionale.  L’aumento dei seggi fu scioccante, anche per il bilancio toscano:   da 50 a 65, con l’aggiunta di 14 assessori. In totale 79 poltrone a carico dei contribuenti. Il bilancio toscano dovette sopportare una spesa supplementare di circa 8 milioni di euro l’anno.

SEGGI –  L’aumento dei seggi fu considerato abnorme. Già da questa legislatura sono stati ridotti a 55. Gli assessori  da 14 a 10. Dal prossima 2015,  i seggi saranno 40. E  gli assessori 8. Ma Forza Italia insiste: gli assessori devono essere consiglieri. In nome del risparmio, ma soprattutto, sembra ovvio,  della convenienza politica. Ma allora ci permettiamo di dare un consiglio a centrosinistra e centrodestra: tagliate tante altre poltrone poco utili, cominciando a ridurre le  Asl e la pletora di direttori generali. Lunedì la giunta regionale cercherà di approvare in fretta  il nuovo piano sanitario per evitare che il sistema finisca fuorilegge. E’ un’occasione per usare le forbici su posizioni e prebende di cui è possibile fare a meno. A quel punto sarebbe più facile far passare, in Aula, con voto unanime o quasi, sia il piano sanitario che la nuova legge elettorale.

 

 

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Sandro Bennucci

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