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Pepito Rossi continua a scalare posizioni in chiave Mondiale

La strana scelta di Prandelli: nessun ct del Mondiale 2014 avrebbe rinunciato a Pepito

Balotelli e Prandelli a Coverciano
Balotelli e Prandelli a Coverciano

Uno straordinario  giornalista che sapeva tanto anche di calcio, Gianni Brera, avrebbe chiamato in causa Omero, paragonando Cesare Prandelli ad Agamennone, il grande Atride, costretto a sacrificare la figlioletta per placare l’ira degli dei e permettere all’esercito di salpare per Troia. Brera aveva inventato una divinità, Giove Eupalla, immaginario ispiratore dei rimbalzi del pallone. A lui, evidentemente per ingraziarselo in base a  convinzioni tutte sue, il ct si dev’essere rivolto nel momento in cui ha sacrificato, rinunciandovi, il giocatore più prezioso e pregiato della sua schiera:  Pepito Rossi. Talento che qualsiasi commissario tecnico in partenza per il Brasile avrebbe voluto inserire nel fatidico elenco dei 23 da consegnare alla Fifa. Talento, possiamo aggiungere, che lo stesso Prandelli ha inseguito quasi ogni giorno, per quasi cinque mesi, indicandolo come punto fermo irrinunciabile, un esempio per tutti di capacità e serietà. Salvo cancellarlo all’ultimo istante, a quanto pare per esclusiva scelta tecnica, dal momento che lo stesso Pepito, sempre riservato e mai polemico, ha sentito il bisogno d’inviare al mondo un tweet per precisare che dal punto di vista fisico quasi nessuno, nell’ambiente azzurro, aveva risposto ai test meglio di lui. E garantendo di non aver nessuna paura dei contrasti. Se ne ha avuti pochi, nella nottataccia azzurra di Londra, è perché, come ha ben spiegato, riesce a prevedere le mosse dei difensori:  non prende tante botte perché gioca prima con la testa eppoi con i piedi.

Difficile comprendere perché una persona preparata e sensibile come il Cesarone nazionale, abbia fatto una scelta strana sia dal punto di vista psicologico, sia da quello tecnico. Psicologico perché tutta l’Italia ora lo guarda incredula, non riuscendo a comprenderlo. Per cui diciamolo francamente: se l’Italia non dovesse far bene in Brasile, difficilmente Prandelli avrebbe la possibilità di restare alla guida della Nazionale nei due anni successivi al Mondiale, cioè in vista dell’Europeo. Vicolo cieco? In pratica sì:  o bene bene o male male. Dal punto di vista tecnico, il ct ha preso una decisione pesante: scartando un Fenomeno serio e con la testa sulle spalle come Pepito per affidarsi a un tandem titolare, Balotelli-Cassano, che nell’immaginario collettivo mette insieme genio e sregolatezza. Se sono in vena fanno mirabilie, se non lo sono è meglio non averli. Esempi? A bizzeffe. Avete in mente il Balotelli che si trappa di dosso la maglia dell’Inter che avrebbe vinto il Triplete?  Idem dicasi per Cassano: grandi giocate e incredibili colpi di testa. Viceversa, Rossi ha mostrato di essere prezioso anche quando aveva (e non è più il suo caso) solo un tempo nelle gambe. Quanto agli altri tre attaccanti convocati, Immobile, Insigne e Cerci, diciamo che non possiedono i numeri, e le giocate, di Rossi. Che, va ribadito, era motivato e senza problemi dal punto di vista fisico, come aveva certificato anche ai giornalisti il medico della Nazionale, dottor Enrico Castellacci, alcuni giorni prima del test con l’Irlanda.

A meno che – ma vorremmo tanto sbagliarci – Prandelli non abbia capito che fra i convocati erano più gradite le presenze di  Cassano, quello che tiene allegra la comitiva (e speriamo anche i tifosi con grandi prestazioni sul campo), e di Insigne, già compagno di squadra, nel Pescara, di due convocati stabili come Verratti e Immobile. Una Nazionale dominata dai blocchi, come ai tempi di Rivera e Mazzola? Quando l’abbiamo accennato, nell’articolo di commento all’elenco dei 23 convocati, un amico lettore ci ha rimproverato: fantascienza. Speriamo  abbia ragione lui, cioè che non ci siano fra gli azzurri gruppi di amici capaci d’incidere sulle scelte tecniche, soprattutto se è vero, come dichiara da qualche giorno il premier Matteo Renzi, che vincere un Mondiale significherebbe far guadagnare al Paese un punto di Pil. Ma allora, se la scelta di Prandelli di lasciare Rossi a casa (no, è già partito per gli Stati Uniti, dove lo aspetta la fidanzata, Jenna Sodano)   è puramente tecnica, ecco che torna con prepotenza l’idea del  sacrificio a Eupalla. Ossia la rinuncia a Rossi come rito propiziatorio. Perché, stando anche ai commenti dei giornali francesi, spagnoli e inglesi, nessun collega del nostro ct che andrà al Mondiale si sarebbe mai sognato di rinunciare a Pepito con un  tratto di penna.

Italia, Pepito Rossi, Prandelli


Sandro Bennucci

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