
LUCCA – L’alluvione del Natale 2009 in Lucchesia e nel pisano devastò campagne e centri abitati, distruggendo aziende e intere coltivazioni. Ora però si scopre che c’è chi speculò anche in quel disastro. La Guardia di Finanza di Lucca ha scoperto un raggiro ben architettato: tre imprenditori pisaniavrebbero chiesto alla Regione Toscana di rifondere i danni subiti dalla loro azienda, operante nel settore della nautica, a seguito dello straripamento del fiume Serchio, avvenuto nella notte di Natale del 2009, ma si trattava – secondo quanto accertato dalla GdF – di danneggiamenti inventati o molto amplificati.
Sono stati così raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere due uomini, padre e figlio, di 64 e 40 anni, mentre una terza persona, un 69enne, è finita ai domiciliari. I tre indagati, tutti residenti nella provincia di Pisa, dovranno rispondere in concorso nel reato di truffa aggravata ai danni di un Ente pubblico, per aver presentato alla Regione Toscana una domanda di ammissione all’agevolazione per le imprese danneggiate dall’esondazione del fiume Serchio, ricorrendo a numerosi artifici e raggiri, consistenti nella prima fase (presentazione della domanda) nell’aver dichiarato falsamente il proposito di destinare le somme così ottenute al ripristino e alla ricostruzione dei beni danneggiati o distrutti dall’alluvione e nella seconda fase (nel consuntivo richiesto dalla Regione), di aver falsamente dichiarato di aver effettivamente sostenuto le relative spese di riparazione. Ad essere truffata non è stata solo la Regione Toscana, ma anche la Protezione Civile, che aveva anticipato i fondi per le spese più urgenti. Di fatto è stato accertato che i tre indagati avrebbero avuto un ingiusto profitto di 750.000 euro.
Oltreché del reato di truffa, gli arrestati dovranno rispondere anche dei reati di bancarotta fraudolenta e documentale, per aver rispettivamente distratto alcune centinaia di migliaia di euro nonché alcuni beni mobili registrati, così cagionando con dolo il fallimento di una ulteriore società (la Blu Paint srl) ed aver tenuto la contabilità di quest’ultima in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari.