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Firenze e Pisa: nasce la holding degli aeroporti toscani da 11 milioni di passeggeri l’anno

L'aeroporto fiorentino di Peretola
L’aeroporto fiorentino di Peretola

FIRENZE – Sembra quasi incredibile, ma Firenze e Pisa possono finalmente dar vita alla holding. Ossia alla società unica capace di far nascere un unico polo aeroportuale della Toscana. Il “matrimonio” (annunciato una settimana fa da FirenzePost) avverrà stamani, primo agosto 2014, nella sede dell’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile), nell’ufficio del presidente Vito Riggio. Davanti al quale si presenteranno  il presidente della fiorentina Adf, Marco Carrai, e il fresco presidente della pisana Sat, Paolo Angius, eletto mercoledì scorso per volontà del gruppo che detiene la maggioranza della società che gestisce il Galilei, Corporacion America del magnate armeno argentino Eduardo Eurnekian.  Anche Adf è in mano a Eurnekian. Ed ecco che la fusione, tanto temuta e malvista dai politici pisani, a cominciare dal sindaco, Marco Filippeschi, diventa un fatto scontato. Corporacion America riunisce in sé i due scali, e non sembra avere affatto problemi, dal momento che ne gestisce un’altra cinquantina in tutto il mondo.

Che cosa dovranno dire all’Enac Carrai e Angius? Semplicemente comunicare la volontà di fare una modifica societaria, come del resto è scritto nel piano nazionale degli aeroporti: che promuove nella “serie A” sia gli scali di Firenze e Pisa, a patto che diventino un tutt’uno. Cioè che formino il polo toscano, capace di diventare il quarto d’Italia. Entrando autorevolmente in concorrenza con Bologna, Genova, Verona. Pisa ha già presentato il suo piano si sviluppo: che prevede un Galilei capace di far volare e atterrare 7 milioni di passeggeri l’anno. Firenze è un po’ più indietro: nel senso che deve ancora presentare il suo piano, finora bloccato dalla Regione che ha impiegato due anni e mezzo ad approvare il Pit (Piano integrato territoriale della Piana fiorentina) e, soprattutto, dalla lunghezza della nuova pista. Che secondo il Pit dovrebbe essere limitata a 2.000 metri. Ma che, invece, nelle aspettative dell’Enac dovrà essere almeno di 2.400. Motivo? Per garantire un traffico di 4/5 milioni di passeggeri l’anno, vista che sarà monodirezionale, quindi capace di far atterrare e decollare un aereo per volta.  La cifra di 4/5 milioni di passeggeri l’anno è  sempre stata osteggiata dai pisani, timorosi di perdere quote di mercato. E ha spaccato il Pd toscano e la maggioranza che sostiene il presidente della Regione, Enrico Rossi. Ma è la stessa Corporacion America a rassicurare: che interesse avrebbe a danneggiare Pisa in favore di Firenze, o viceversa, visto che sono “suoi” tutt’e due?

Proprio stamani, nel momento in cui Riggio riceverà da Carrai e Angius i documenti che attestano la volontà di formare la holding, la Toscana si renderà conto di aver solo … perso tempo. Sia a discutere di fusione sì e fusione no, ma soprattutto della lunghezza della pista. Perché non spetta alla Regione stabilire di quanti metri dovrà essere quella nuova di Peretola, ma all’Enac. Che fra l’altro dovrà impugnare il Pit davanti al Tar del Lazio, come atto obbligato: perché non può accettare, di fronte all’Europa, che qualcun altro, in Italia, stabilisca come devono essere gli aeroporti.

Le firme davanti a Riggio metteranno fine alla guerra (o alla farsa) degli aeroporti in Toscana. Firenze avrebbe già potuto avere uno scalo solo suo, 40 anni fa, a San Giorgio a Colonica. Finanziato dal ministero dei trasporti. Che quando si accorse che l’area era già stata lottizzata dai  pratesi per tirar su palazzi, deviò i fondi su Napoli Capodichino. Condannando Firenze a non volare per mezzo secolo. Oggi chi pagherà la nuova pista e l’ampliamento dell’aerostazione? Ci sono politici capaci di riempirsi la bocca con affermazioni non vere: per esempio che Peretola non potrà avere finanziamenti pubblici. Non dalla Regione o dal Comune di Firenze. Ma dall’UE, attraverso il governo italiano, sì. Finanziamenti che arriveranno perché Firenze, insieme a Pisa, figura nel piano nazionale degli aeroporti, con diritto al potenziamento con i contributi europei.

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Sandro Bennucci

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