Riforme: governo battuto in commissione alla Camera (con i voti della minoranza Pd) sui senatori di nomina presidenziale
ROMA – Il governo è stato battuto alla Camera in commissione Affari costituzionali per 22 a 20: hanno votato si i rappresentanti di Sel, Movimento 5 stelle, Lega, ma anche qualche deputato della minoranza Pd. Maurizio Bianconi di Forza Italia, si è astenuto. La maggioranza è quindi stata sconfitta due volte sul voto di 2 emendamenti al ddl riforme di contenuto quasi identico, uno presentato da Sel e l’altro dalla minoranza Pd, che eliminano dall’attuale testo del ddl i 5 senatori di nomina presidenziale che rimangono in carica per 7 anni. Dunque, di fatto, con l’approvazione di questi due emendamenti il Senato sarà composto solo da 100 senatori eletti nei consigli regionali e non ci saranno più, invece, i 5 senatori di nomina presidenziale.
Questo incidente, che come ha detto subito il Ministro Boschi può essere rimediato nella discussione in aula, ripropone il dissidio, tutto interno al Pd, fra renziani e minoranza dem. Non si sa a quali conseguenze questa contrapposizione potrà portarci, ma è significativo il tweet del renziano Roberto Giachetti, esponente democratico e vicepresidente della Camera: «I frammenti di minoranza finalmente si uniscono. Obiettivo impallinare il governo. Con amici così a che servono i nemici? Elezioni subito».
E’ un sintomo, sia pur non decisivo, di un orientamento che forse comincia a insinuarsi anche in seno alla formazione del premier, che finora si è sempre dichiarato contrario a una fine anticipata della legislatura.