Ue, Juncker minaccia: se Italia e Francia non approveranno le riforme, per loro non sarà piacevole
ROMA – Se l’Italia e la Francia non procederanno con le riforme annunciate si arriverà «a un inasprimento della procedura sul deficit». E «se alle parole non seguiranno i fatti, per questi Paesi non sarà piacevole». Lo ha detto il presidente della commissione Ue, Jean-Claude Juncker, intervistato dal quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung. «Dovremmo dare fiducia agli italiani e ai francesi. E poi vedremo, proprio a marzo, come sarà andata», ha continuato. «I governi ci hanno garantito che faranno quanto annunciato», ha aggiunto.
UE – E’ ben vero che lunedì l’Europa aveva rimandato a marzo l’esame dei conti italiani e della legge di stabilità. Ma se sul versante politico l’Eurogruppo aveva approvato l’«ampia agenda di riforme» del governo Renzi, i ministri di Eurolandia hanno anche condiviso l’analisi secondo cui Roma «rischia di non rispettare il Patto di Stabilità». Si teme che si verifichi anche per l’Italia l’ipotesi di sforamento rispetto agli obiettivi di medio termine, visto che «l’alto debito rimane una ragione di preoccupazione». Resta infatto invariato il «gap» di 0,4 punti di pil (6 miliardi abbondanti di euro) sul deficit strutturale, a cui si dovrebbe porre rimedio approvando misure che rendano veramenmte efficaci le riforme, approvate sulla carta.
RENZI – Dal canto suo il premier Matteo Renzi, infastidito dai continui richiami dell’Europa e della Merkel, ribadisce invece la necessità di spingere sul pedale della crescita. Incontrando a Roma la direttrice del Fondo monetario internazionale (Fmi), Christine Lagarde avrebbe affermato: «Se perfino il Fmi, che non è esattamente una sezione del Partito Comunista a Washington, chiede all’Europa di investire sulla crescita, qualche domanda i partner Ue dovranno pure cominciare a farsela».
RIGORE – Continua dunque il duello a distanza fra i nostri governanti e le istituzioni Ue, e siamo sicuri che ci saranno molti altri contrasti da affrontare e da superare da qui a marzo. Dobbiamo constatare che l’Italia è messa troppe volte in condizioni di subordinazione dai severi censori comunitari, che seguono troppo pedissequamente la linea del rigore dettata dalla Merkel. E’ ben vero che siamo in compagnia di altri Paesi (anche la Francia) che sono considerati meno virtuosi, ma la crisi dura da troppo tempo e, visto che le misure dettate dall’Europa non hanno consentito l’avvio di una ripresa generalizzata, ma hanno conservato soprattutto il benessere tedesco, sarebbe forse giunta l’ora di cambiare registro. Renzi, nonostante i suoi propositi bellicosi e le sue rodomontate, non è riuscito finora a far cambiare linea, durante il suo semestre di presidenza, all’Unione europea, ma speriamo che una coalizione di Paesi, guidati da Francia e Italia, riesca a far comprendere che la crescita adesso è importante forse più del rigore.