Economia, l’Istat: un italiano su quattro riesce a vivere con 1.000 euro al mese. Ma ai lavoratori dipendenti resta il record delle tasse
ROMA – L’Istat fotografa nuovamente gli squilibri dell’Italia. Valutando i redditi degli italiani per il 2012 ci spiega che un italiano su quattro vive con meno di 10 mila euro all’anno. Mentre solo due su cento ne guadagnano oltre 70 mila. Tanti sono quelli che vivono con meno di mille euro al mese. Ci sono quelli che non li guadagnano ma sono molti quelli che continuano a occultare buona parte dei redditi. In ogni caso la stragrande maggioranza, il 54%, si attesta sotto i 30mila.
I dati sul cuneo fiscale, elaborati dell’Istituto, danno la misura di un’altro tipo di squilibrio. Il costo medio per dipendente, infatti, al lordo delle imposte e dei contributi sociali, si aggira intorno ai 31mila euro l’anno ma il lavoratore, sotto forma di retribuzione netta, finisce con il percepirne non oltre il 53%, poco più della metà per un importo medio di 16.498 euro. La differenza, il cosiddetto cuneo fiscale, dunque, calcola ancora l’Istat, è pari in media, al 46,7%: il 25,6% sono contributi sociali dei datori di lavoro mentre il 21,1% è a carico dei lavoratori in termini di imposte e contributi.
Quanto al Pil procapite, il Nord doppia il Sud: 33,5 mila euro nel Nord-ovest, 31,4 mila euro nel Nord-est, 29,4 mila euro nel Centro contro gli appena 17,2 mila euro del Sud. Per quel che riguarda invece i lavoratori autonomi il loro reddito medio, al lordo delle imposte e dei contributi sociali, si aggira intorno ai 23.432 euro annui mentre, al netto dell’Irap, le imposte rappresentano il 14,3% del reddito lordo e i contributi sociali il 16,4%. E sempre sotto il profilo fiscale, per le famiglie con un unico percettore di reddito, tra il 2011 ed il 2012 l’aliquota media fiscale aumenta al rallentatore per gli autonomi rispetto ai lavoratori dipendenti; per i primi infatti passa dal 17,9% al 18,3% mentre per i secondi passa dal 19,5% al 20,5%.
Un minor carico fiscale particolarmente visibile nella prima classe di reddito (fino a 15mila euro), dovuta, spiega ancora l’Istat nella sua indagine Reddito e condizioni di vita, «agli effetti di alcuni provvedimenti in materia di tassazione dei redditi autonomi e alla revisione al ribasso dei parametri degli studi di settore adottati dal 2011 ed estesi al 2012».