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L’Isis avanza in Libia. Gentiloni: «L’Italia è minacciata, siamo pronti a combattere»

Manifestazione in Libia
Manifestazione in Libia

ROMA –  Pericolo: l’Isis avanza in Libia. E arriva a Sirte, affacciata sul Mediterraneo, a sole 200-300 miglia marine dall’Italia. «Una situazione che ci minaccia», è l’allarme del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che avverte: se la mediazione dell’Onu in corso dovesse fallire siamo pronti a combattere in un quadro di legalità internazionale».

Del resto, anche il premier Matteo Renzi, qualche giorno fa, al Consiglio europeo, aveva posto con forza la questione Libia, per far decidere l’Europa su una questione finora trascurata: «Esiste il problema dell’Ucraina, ma anche un’emergenza in Libia della quale tutta l’Europa deve farsi carico». Gentiloni alza il livello d’allarme e avverte: «L’Italia sostiene la mediazione dell’Onu, ma se non riusciamo nella mediazione, credo che bisogni porsi il problema, con le Nazioni Unite, di fare qualcosa di più». L’Italia «è pronta a combattere, naturalmente nel quadro della legalità internazionale», «non possiamo accettare che a poche ore di navigazione dall’Italia ci sia una minaccia terroristica attiva».

Da quando è caduto Gheddafi, la situazione in Libia è divenuta incerta, ma sembra che adesso stiano prevalendo le fazioni jihadiste, che costituirebbero senza dubbio un pericolo alle nostre porte. Fino ad oggi gli europei hanno avuto in proposito posizioni diverse. Non dimentichiamo che, secondo quanto venne fuori nel panorama internazionale, la caduta di Gheddafi, col quale Berlusconi aveva stretto accordi, sarebbe stata dovuta a una decisione del trio Merkel – Sarkozy- Cameron, soprattutto per sostenere  l’interesse di Total, Bp e Shell di sottrarre all’Eni le royalties sul petrolio.

Gheddafi, Italia, Libia, Onu

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