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Firenze: successo di «Mani bianche», coro di giovani che combattono la sordità con la lingua dei segni (VIDEO)

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FIRENZE – Tante «mani bianche» che ritmano la musica che le loro orecchie non possono sentire. Mani che diventano tricolori per eseguire l’Inno di Mameli o gialle per uno dei loro cavalli di battaglia: «Yellow submarine». Si sono esibiti così, ieri sera 1 aprile a Firenze, i componenti del «Coro Mani Bianche Roma», una ventina di ragazzi tra i 13 e 20 anni, alcuni «Sordi» (proprio con l’esse maiuscola, si raccomanda la promotrice Mimma Infantino) altri normodotati.

Cantare con le mani: una dimostrazione concreta di quanto la musica possa essere un validissimo strumento di integrazione per chi è disabile, attraverso la cosiddetta «Lis», la lingua dei segni «vero supporto comunicativo – viene spiegato – di rinforzo artistico ed emozionale della comunicazione verbale e non tanto un supporto vicario della lingua parlata».

I giovanissimi artisti sono stati ospiti di tre Rotary club: Firenze Nord, Firenze Ovest, Firenze Michelangelo, presieduti rispettivamente da Andrea Valeri, Enrico Orofino e Francesca Avezzano Comes, presente tra gli altri Arrigo Rispoli, governatore del 2071° Distretto del Rotary International, che ha contribuito a far conoscere le attività di questo gruppo anche in Toscana. Per Natale 2014 si tenne un applauditissimo concerto nella chiesa di Santo Stefano al Ponte a Firenze, cui parteciparono componenti di Mani Bianche Roma e di Mani Bianche Firenze, un omologo gruppo che si sta formando con successo presso la Scuola di Musica di Sesto Fiorentino.

Il sistema, nato in Venezuela circa 20 anni fa, ha avuto grande diffusione nel mondo e in Italia anche grazie al compianto maestro Claudio Abbado, che ha dato impulso alla nascita di nuove orchestre giovanili e di cori «Manos Blancas». E il «gemellaggio» Roma Firenze ne è una nuova significativa testimonianza.

 

Il gruppo Mani Bianche Roma ospite della stilista fiorentina Pola Cecchi

 

 

Sandro Addario

Giornalista

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  • Bravi questi ragazzi!
    Ma la"S" maiuscola, sottolineata con tanta forza, proprio no! Fa degli ipoacusici una categoria di diversi, e non è così.
    Il bambino audioleso, se opportunamente e tempestivamente rieducato alla lingua parlata, è un bambino normale, non un diverso!

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Sandro Addario