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Economia: per cambiare le vecchie lire in euro ci vuole una legge. Ma intanto si può fare la domanda

Galileo Galilei, le "Duemila lire"
Galileo Galilei, le “Duemila lire”

ROMA – Come Firenzepost ha già detto, la Consulta ha bocciato un’altra norma del Governo dei professor Monti, quella che anticipava di tre mesi la scadenza per riconvertire le vecchie lire in euro. Ma quante sono le lire ancora nelle tasche o nei cassetti degli italiani? Secondo una stima prudenziale la cifra oscilla tra 1,2 e 1,4 miliardi di euro. La Consulta dunque ha riaperto i termini per convertire le lire in euro, almeno per chi aveva fatto domanda entro il 28 febbraio 2012.

CONTI – Nel 2012, considerata chiusa la partita, fu proprio Bankitalia a fare i conti e a comunicare quanti bigliettoni non erano tornati alla base: 196 milioni di pezzi da mille lire, 12 milioni da 100 mila lire, 300 mila da 500 mila lire, 7,4 milioni da 50 mila lire, 40,6 milioni da 10 mila lire, 30,9 milioni da 5 mila e 21,6 milioni da 2 mila lire. Per quanto riguarda gli spiccioli, nessuno ha mai fatto i conti: senza numero di serie, è impossibile capire quanti fossero rimasti nei borsellini.

BANKITALIA – Ma adesso cosa deve fare chi è ancora in possesso delle vecchie lire? Bankitalia si è affrettata a pubblicare sul suo sito un comunicato che non spiega nulla e si conclude con queste parole: «Sono stati avviati con il Mef gli approfondimenti necessari». Ancora: «Le richieste di conversione saranno esaminate non appena esauriti questi approfondimenti».

LEGGE – Risultato? Chi si presentasse oggi agli sportelli, nella speranza che una sentenza sia subito operativa, farebbe un buco nell’acqua. Bankitalia attende lumi dal ministero dell’Economia e per questo (siamo in Italia,) non è escluso che, come è avvenuta per la perequazione delle pensioni, occorra una legge specifica per poter cambiare effettivamente le lire.

ADUC – Nel frattempo l’Aduc (consumatori) consiglia a chi fosse interessato di mettersi al sicuro: «Presentare per iscritto domanda di cambio delle lire entro il 28 gennaio 2016». I tre mesi che, secondo l’Aduc, la sentenza della Consulta ha ripristinato.

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