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Cambio lira-euro: Interrogazione parlamentare per favorire la conversione a chi è ancora in possesso delle vecchie banconote

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ROMA – La vicenda della conversione delle Lire in Euro si è recentemente arricchita di un nuovo tassello: l’interrogazione al ministero dell’Economia e Finanze da parte dell’onorevole Sara Moretto, del Partito Democratico, membro della commissione Finanze della Camera. L’interrogazione ricostruisce la vicenda dopo la recente sentenza (novembre 2015) della corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima l’anticipazione della scadenza della conversione Lire/Euro legiferata dal Governo Monti del 2011 e chiede al Ministero di chiarire la situazione. Nel frattempo alcune Associazioni, fra cui Aduc, hanno invitato tutti i possessori di Lire a formalizzare una propria richiesta di cambio a Bankitalia, alla quale hanno aderito oltre 5.000 persone.

Bankitalia ha risposto e sta rispondendo, in pratica, che non ha intenzione di cambiare neanche una Lira se non per coloro che, a suo tempo, avevano in qualche modo formalizzato un richiesta tempestiva e possono provarlo documenti alla mano. Dimenticando che, dopo che il Governo Monti aveva anticipato la scadenza per la conversione, i possessori di valuta ovviamente non si sono piu’ recati agli sportelli Bankitalia per i cambi. E comunque molti, recatisi ugualmente a questi sportelli, venivano respinti in virtù della nuova legge che aveva anticipato la scadenza, e questo senza che fosse rilasciato loro niente che certificasse questo rifiuto (certificazione che oggi Bankitalia invece pretende). In pratica, Bankitalia, ha detto che non ha intenzione di onorare nessun cambio.

L’interrogazione dell’onorevole Moretto chiede «quali siano gli sviluppi degli approfondimenti che il Ministero sta effettuando per garantire i soggetti in buona fede che non possono dimostrare l’avvenuta presentazione della richiesta di cambio delle lire in euro, ferma restando l’esigenza di salvaguardia degli equilibri finanziari». Si tratta di una richiesta un po’ blanda, con un’appendice che consente al Governo qualche scappatoia, ma da un’esponente della maggioranza non ci si poteva attendere molto di più. Aspettiamo comunque una risposta in merito, ma se questa dovesse essere negativa o elusiva, come supponiamo, allora i cittadini non avrebbero alternative alla via giudiziaria.

Altri Paesi più civili e meno legati ad aspetti burocratici e formali hanno permesso che il cambio avvenisse senza nessuna formalità e scadenza; ancora oggi in Paesi come la Germania rispetto ai possessori dei vecchi marchi tedeschi la regola è improntata alla massima semplicità e apertura, senza alcun vincolo di tempi e di moduli. Ma la burocrazia nel nostro Paese ha una solida tradizione di avversione nei confronti dei cittadini e dei risparmiatori, e ci meraviglieremmo se improvvisamente cambiasse registro. Neppure sotto l’impulso della rottamazione renziana.

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