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Tasse: il Governo vuol ridurre l’Irpef dal 2017 (Ma chiede il consenso dell’Ue…)

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Un maxi-taglio delle tasse, magari da anticipare tutto al 2017, per completare la riduzione del carico fiscale annunciata e in parte già avviata in questi primi due anni di governo. Il viceministro dell’Economia, Enrico Morando, ha spiegato che «il taglio dell’Irpef è fissato per il 2018 ma non escluderei che sia possibile, se le cose dovessero andare un po’ per il verso giusto, anticipare iniziative che oggi programmiamo per il 2018 al 2017». E’ il piano che accarezza il premier Matteo Renzi, dopo aver siglato la tregua con il presidente della commissione Ue, Jean Claude Juncker. E che si giocherà soprattutto sul filo della flessibilità sui conti che l’esecutivo conta di vedersi concedere da Bruxelles anche per il prossimo anno. Ora che il clima è cambiato e che anche in Europa si comincia a parlare più di crescita che di austerity, si potrebbero quindi creare le condizioni per accelerare su uno dei cavalli di battaglia di Renzi, il taglio delle tasse appunto.

FONDI – Per arrivare a questo risultato si potrebbe seguire – oltre alla conquista di una maggiore flessibilità – anche una strada ‘di riserva’, ma più difficoltosa e che comunque necessita del consenso della Ue: finanziare il taglio dell’Irpef usando i fondi che l’Europa destina agli Stati membri per colmare i gap di crescita delle aree arretrate. Un’ovvia conseguenza dopo l’impegno preso da Padoan al G20 di diminuire il carico fiscale degli italiani e mettere nelle loro tasche «liquidi» per rilanciare i consumi e ridare certezze nel futuro agli investitori.

MINISTERO – Al Ministero dell’Economia infatti stanno studiando il sistema per utilizzare convenientemente il sistema di «cofinanziamento» europeo, in virtù del quale, se il costo di un’opera è pari a 100 milioni, lo Stato ne deve impegnare solo 25. I restanti 75 sono invece risorse Ue. La somma dei soldi, stanziati oggi nel Fondo sviluppo e coesione (quello che contiene la totalità delle risorse sia Ue sia italiane) ha una disponibilità di circa 35 miliardi. Dieci dei quali (lavorando di concerto con la Commissione Ue) si potrebbero svincolare per i tagli.

BRUXELLES – I burocrati di Bruxelles avranno però qualche perplessità perché in realtà i fondi strutturali nascono con l’obiettivo di creare più coesione aumentando la competitività delle regioni europee. E tale fine sarebbe raggiunto anche se gli stessi fondi fossero destinati a ridurre il cuneo fiscale (in pratica le tasse che falcidiano lo stipendio lordo dei dipendenti e i redditi aziendali) ancora elevato e dunque fattore frenante dell’economia. Posta così la proposta potrebbe superare il vaglio di Bruxelles – anche se saremmo accusati di un’ennesima ‘furbata’ – e un’eventuale «sì» sarebbe subordinato al difficile superamento del vincolo che, per statuto, i fondi Ue sono destinati all’80% alle regioni del Mezzogiorno, mentre il taglio dell’Irpef dovrebbe interessare uniformemente l’intero territorio nazionale. Renzi potrebbe così contare su un pacchetto cospicuo di risorse da destinare, invece che ai programmi da finanziare, alla riduzione massiccia dell’Irpef partendo dalle classi di reddito più basse e dando una certezza anche a quelli più alti.

FLESSIBILITÀ – Quanto all’utilizzazione della flessibilità, che magari sarà poi la via prescelta, diventa indispensabile spuntare nuovi margini sul deficit anche per il 2017. Il rapporto tra l’indebitamento netto e il Pil con la nota di aggiornamento al Def di ottobre è stato fissato all’1,1% nel 2017 e la Commissione, in via informale, avrebbe fatto sapere di essere disposta a concedere ancora uno 0,2%. L’obiettivo del governo sarebbe invece quello di portarlo almeno attorno al 2%, sfruttando i circa 15 miliardi di flessibilità per tagliare le tasse. In campo peraltro c’è già un intervento da circa 18 miliardi tra sterilizzazione delle clausole di salvaguardia (per circa 15 miliardi) e riduzione dell’Ires dal 27,5% al 24% come già previsto con la legge di Stabilità di quest’anno.

Vedremo quali saranno le decisioni del Governo e della Ue, dalle quali dipende l’effettiva realizzazione delle promesse di Renzi e dei suoi. Anche perché una recente indagine della Cgia di Mestre ha sancito che la pressione fiscale reale ha superato abbondantemente il 50%, un livello francamente inaccettabile.

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