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Le nomine del Governo: per ora quelle istituzionali. Poi lo staff, compreso Marco Carrai (cybersicurezza)

renzi carrai

«Abbiamo scelto un metodo e fatto tutte le nomine tutte insieme, e inoltre abbiamo scelto di farle solo per due anni perché siamo persone serie e nel 2018 si voterà per eleggere un nuovo governo», le parole del premier Matteo Renzi al termine del consiglio dei Ministri che ha eletto i vertici di polizia e intelligence grondavano soddisfazione. «Abbiamo scelto un metodo di lavoro in cui la politica rivendica con orgoglio il compito di fare le nomine ma le fa con un criterio di trasparenza totale perché si tratta di nomine totalmente istituzionali, non ci sono cordate varie» ha precisato poi Renzi.

RENZI – La spiegazione era dovuta in risposta alle polemiche sorte nei giorni precedenti, quando sembrava che nel lotto dovesse spuntare per forza la nomina di  Marco Carrai, legato strettamente al premier, quale consulente del presidente del Consiglio per la Cyber sicurezza. E ha spiegato ulteriormente il rottamatore, al fine di sgombrare ogni equivoco: «Nello staff ci sono grandissimi professionisti e altri stanno arrivando Nei prossimi giorni faremo ulteriori organizzazioni interne del mio staff di palazzo Chigi come opportuno fare. Voglio sia chiaro che c’è differenza tra le nomine istituzionali e le nomine di staff che sono collaboratori del presidente del Consiglio corrente e lasciano quando il premier se ne va». Ha ragione il Presidente del Consiglio, in questo modo si è provveduto al rinnovo di alcune delle cariche più delicate e importanti dello Stato, pescando dal novero dei funzionari pubblici che dessero garanzie di altissima professionalità e che, ovviamente, godessero della fiducia dell’esecutivo. Niente da obiettare, anzi chapeau!

STAFF – Alla fine dunque Matteo Renzi ha ascoltato le osservazioni del Quirinale e ha desistito, per ora, dal creare una struttura ad personam negli uffici della presidenza del Consiglio. Ma il capo del governo non si è certo arreso e intende comunque avere l’uomo di fiducia nel suo staff personale, come consigliere sulla cybersicurezza, ossia sulla protezione delle reti informatiche che permettono al Paese di funzionare e che custodiscono tutte le comunicazioni degli italiani. Nello staff, ha spiegato, «ci sono persone con le quali lavoro da anni e nel caso di Marco Carrai da più di dieci anni. Sono collaboratori del presidente del Consiglio corrente e lasciano quando il premier se ne va, succede così in tutto il mondo». L’attuale presidente di Aeroporti Firenze si occuperà di big data e la sua nomina arriverà nell’ambito di un più ampia riorganizzazione dei ruoli di palazzo Chigi: «ci sarà anche la nomina del nuovo capo segreteria – ha detto Renzi – e conto di fare alcune strutture di organizzazione mie». E anche in questo caso è normale e legittimo che un Capo del Governo si scelga i collaboratori più vicini nella cerchia delle persone di sua più stretta fiducia, in possesso dei requisiti necessari per coprire un incarico di pubblica responsabilità.

La nomina di Carrai è comunque sicura, tanto che anche il Sindaco Dario Nardella ha ritenuto opportuno approvarla preventivamente (solidarietà fiorentina e renziana): «Faccio un grande in bocca al lupo a Marco Carrai, è una persona molto seria, molto equilibrata, riservata e sono certo che farà un ottimo lavoro nell’interesse del nostro paese».

NOMINE ISTITUZIONALI – Renzi ha più volte specificato che il pacchetto appena deliberato era ispirato da una valenza istituzionale, tanto che si era privilegiato la promozione dei vice. Tesi confermata, secondo il premier, anche dal valzer di nomine e trasferimenti dei prefetti, una ventina, tutti provenienti dall’ambito istituzionale (ministero e prefetture, con preferenza per le donne e gli organismi centrali) e nominati anch’essi per un periodo di due anni. Si, perché anche questa presunta novità è stata presentata come una decisione innovativa  e votata alla trasparenza, o piuttosto al rispetto del principio dello spoils system che Renzi sta seguendo fin dall’inizio,  seguendo la moda yankee e anglosassone. Tutti questi incarichi, anche quelli dei vertici della sicurezza e delle Forze armate, in effetti sono state annunciate come biennali e avranno quindi scadenza nel 2018 con il termine del mandato dell’attuale Governo.

Peccato che qualcuno, più anziano di frequentazione del Ministero dell’Interno e più addentro alle segrete abitudini dei palazzi romani, ricordi che già da tempo i decreti di nomina dei prefetti avvengono per due anni, salvo ulteriore conferma. A conferma di ciò i comunicati dell’epoca attestano che questa regola per i prefetti era adottata anche in epoche molto anteriori, ad esempio quando il Governo Berlusconi, deliberando un ampio movimento di prefetti il 22 dicembre 2005, stabilì che nomine e destinazioni valevano per un biennio. Niente di nuovo sotto il sole dunque, solo un po’ di sana propaganda, come d’abitudine per questo Governo.

 

 

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