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Banca Etruria: per gli istituti salvati nessun’altra offerta. Resta solo Ubi banca

ROMA – Come era facile prevedere nessun istituto bancario italiano o straniero si è fatto avanti per recuperare le banche finite in risoluzione nel novembre scorso. Per l’acquisizione di Banca Marche, Etruria e CariChieti resta solo l’ipotesi Ubi Banca, che potrebbe convocare i consigli già giovedì prossimo per formalizzare l’operazione.

Il termine indicato dalla Direzione concorrenza della Ue – le 18 di ieri – senza che dai fondi di private equity che avevano partecipato alla gara annullata l’estate scorsa siano arrivate nuove manifestazioni d’interesse, secondo quanto si apprende da alcune fonti. A questo punto nulla osta all’acquisizione da parte di Ubi, che nei prossimi giorni formalizzerà la sua offerta. I termini generali dell’operazione sono stati anticipati nei giorni scorsi: Ubi pagherà un prezzo simbolico per i tre istituti, che prima di cambiare proprietà verranno «ripuliti» a carico dell’attuale azionista, il Fondo di risoluzione istituito presso Bankitalia e finanziato da tutte le banche italiane.

Nell’operazione entrerà anche la cessione da parte delle tre banche di 2,2 miliardi tra sofferenze (1,7 miliardi) e incagli (500 milioni) con la partecipazione del fondo Atlante. La carenza di capitale che scaturirà dalla cessione di sofferenza sarà colmata dal Fondo interbancario. A carico del fondo finiranno anche una parte dei costi di ristrutturazione: circa 170 milioni di euro totali, tra gestione degli esuberi e chiusure di filiali. Di questi, almeno 130 milioni saranno spesati nell’esercizio appena chiuso, a carico del Fondo. Gli esuberi in una prima fase sono stati individuati in 900 sui 4700 dipendenti totali dei tre istituti.

Al termine dell’operazione di «pulizia», Ubi riceverà i tre istituti con un coefficiente patrimoniale di circa il 9%, zero sofferenze e una quota limitata di incagli. Lo snellimento dei dipendenti potrebbe però non chiudersi con 900 unità. Altre formule di riduzione dei costi del personale potrebbero essere intraprese da Ubi una volta chiusa l’operazione. Sulla tutela dell’occupazione è arrivata la ferma presa di posizione dei sindacati. «Aprire subito un confronto con i sindacati a tutela dell’occupazione» è la richiesta di Fisac Cgil a Bankitalia. «Non è accettabile – commenta Maria Agueci, responsabile Fisac Cgil di Etruria – una strategia imprenditoriale che spiana preliminarmente il terreno tentando di accreditare come inevitabili tagli al personale, riduzioni di trattamenti economici, chiusura di filiali e snellimento dei centri direzionali».

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